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"Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi", un Nobel a teatro

I ventʼanni di arresti domiciliari della politica birmana, Nobel per la Pace nel 1991, leader del movimento non violento contro la dittatura, raccontati allʼElfo Puccini di Milano dal 3 al 12 marzo

aung san suu kyi
ufficio-stampa

Vent'anni agli arresti domiciliari sotto la dittatura militare della Birmania. La vita di Aung San Suu Kyi si racchiude soprattutto in questo lungo arco di tempo. Ed è da qui che Marco Martinelli e Ermanna Montanari del Teatro delle Albe sono partiti per dare vita al loro spettacolo, "Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi" in scena al Teatro Elfo Puccini dal 3 al 12 marzo.

"Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi", un Nobel a teatro

Uno sguardo a Oriente in una Birmania nemmeno tanto lontana da noi, in cui tutti ci riflettiamo e ci ritroviamo. "La Birmania nella nostra Vita è una maschera per parlare anche di noi. Si racconta il lontano per trovarlo sorprendentemente 'prossimo", scrive Marco Martinelli, che parte dalla mite e determinata figura di Aung San Suu Kyi, Nobel per la Pace nel 1991, interpretata da Ermanna Montanari, per allargarsi a una riflessione sul mondo contemporaneo, alla necessità di "cantare con gioia 'la maestà della vita', anche quando attorno incombono nuvole nere".

E la maestà della vita è ciò che Aung San Suu Kyi celebra ogni giorno con la sua mitezza d'acciaio, la sua compassione, ma soprattutto la sua bontà. Una bontà intesa come una scelta, una presa di posizione, quella di non cedere alla violenza, alla legge che domina il mondo, la scelta di restare 'esseri umani': nonostante tutto.

E il nonostante tutto è mezzo secolo di dittatura, una democrazia dimenticata, diritti violati, una giustizia ferita. Ecco allora che questo spettacolo diventa quasi un'impellenza sociale, un impegno non tralasciabile.

Interrogarsi sulla vita di Aung San Suu Kyi significa interrogare il nostro presente. "Cosa intendiamo per 'bene comune'?" si chiede Martinelli, "Per 'democrazia'? Cosa significano parole come 'verità' e 'giustizia'? Ha senso usare queste parole, e come? Non sono ormai usurate, sacrificate sull'altare della chiacchiera dei media? O hanno senso proprio partendo dalla volontà di un sereno, paradossale, gioioso 'sacrificio di sé'? Di un silenzioso, non esibito eroismo del quotidiano? Di un cercare nel quotidiano 'ciò che inferno non è', e dargli respiro, spazio, durata?".

Elfo Puccini sala Shakespeare, corso Buenos Aires 33, Milano - Feriali ore 21:00, festivi ore 16:30 - Riposo giovedì 5 e lunedì 9 marzo - Intero 30.50 € - Ridotto giovani/anziani 16 € - Martedì 20 € - Info e prenotazioni: tel. 02.0066.06.06, www.elfo.org