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Quando l'arte si fa robot: le meraviglie della scultura 2.0

Dallo scalpello ai chip: unʼazienda di Carrara ha riprodotto il David di Michelangelo a grandezza naturale partendo da un blocco di marmo di 55 tonnellate

"Tu vedi un blocco, pensa all'immagine: l'immagine è dentro, basta soltanto spogliarla".

In questa frase il celeberrimo Michelangelo Buonarroti ha racchiuso la concezione che aveva della scultura e, più in generale, dell'arte. A più di 500 anni da quel colpo di genio che produsse il David, una delle opere più mirabili della storia dell'uomo, la scultura ha subito profonde trasformazioni fino a immergersi in tutto e per tutto nell'era 2.0. Un'azienda di Carrara, la Torart, ha infatti riprodotto la statua di Michelangelo affidandosi alla "maestria" di robot di ultima generazione. L'obiettivo? Consentire all'opera di sopravvivere al tempo.

La Torart srl è la stessa azienda che ha ricostruito l'Arco del Tempio di Bel di Palmira, distrutto dall'Isis, grazie ai prodigi della più innovativa stampa 3D. "Quello del David è un progetto meraviglioso perché si tratta di una riproduzione in scala 1:1. Siamo partiti da un blocco di 55 tonnellate che proviene dalla stessa cava in cui Michelangelo prendeva storicamente i marmi a Carrara", ha raccontato Giacomo Massari, amministratore dell'azienda carrarese.

L'avventura del David cominciò proprio tra la cave di marmo della città toscana, circa 500 anni fa. E nelle stesse cave, oggi, la scultura più famosa del mondo muove i primi passi della sua rinascita nell'era del digitale. "Creare copie ti consente di tramandare e prolungare la vita di un'opera d'arte. Lo facevano i Romani con le statue greche e lo facciamo anche noi oggi - ha detto Massari -. In questo laboratorio si fondono la tradizione e la tecnologia".