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SdR, la tre giorni del risparmio gestito si conclude con un occhio al futuro del Paese

"Risparmio, investimenti, politiche di sviluppo": al Salone del Risparmio riflettori sulle possibilità di crescita per lʼItalia

SdR, la tre giorni del risparmio gestito si conclude con un occhio al futuro del Paese - foto 1
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"Risparmio, investimenti, politiche di sviluppo": la plenaria che ha chiuso il Salone del Risparmio ha acceso i riflettori sulle possibilità di crescita per il Paese.

A fotografare lo scenario attuale è stato Guido Tabellini, Docente ordinario di Economia dell'Università Bocconi di Milano. "Per le banche italiane è difficile sostenere la crescita fornendo un credito adeguato all'economia a causa di una quantità elevata di crediti deteriorati", ha spiegato Tabellini sottolineando come nel 2016 il credito delle banche al settore privato non finanziario sia rimasto sostanzialmente piatto.

"Risulta difficile immaginare un'accelerazione della crescita che non sia sostenuta da un'espansione del credito ma bisogna trovare altre forme di finanziamento agli investimenti". Secondo il professore della Bocconi l'Italia fa ancora troppo affidamento all'intermediazione bancaria: "Oggi disintermediare è diventato un obiettivo prioritario e in questo contesto i PIR assumono un valore importante soprattutto per gli incentivi fiscali mirati che sono in grado di offrire".

A condividere il valore dei PIR e la loro capacità di offrire nuova motore alla crescita dell'economia italiana gli ospiti della tavola rotonda: a partire da Alberto Baban (Presidente Piccola Industria Confindustria) che ha sottolineato: "Il vero incentivo che spinge gli italiani a investire nei PIR è l'idea di far crescere il Paese". Gli hanno fatto eco Carmine Di Noia (Commissario Consob), Giordano Lombardo (Chairman Pioneer Investments) e Antonello Piancastelli (Direttore Generale Fideuram) facendo appello all'industria affinché gestisca in modo responsabile lo sviluppo dei Piani individuali di Risparmio capaci di avviare un circolo virtuoso non solo per il settore del risparmio gestito ma soprattutto per l'economia reale.

Federico Fubini (Corriere della Sera), ha posto l'accento anche sugli aspetti demografici: "Nel 2016 l'Italia ha perso circa 400mila residenti. Un elemento che spiega l'assenza di crescita soprattutto se si pensa che per ognuno di questi vengono a mancare 16mila euro di consumi".