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Il ministro Giannini: "Rispettato il patto con gli studenti"

Il ministro dell'Istruzione risponde alle domande dei ragazzi e fa un bilancio sulle promesse fatte prima del suo mandato

Non era ancora ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, quando ha rilasciato la sua prima intervista a Skuola.net.

Ma le idee, le aveva già ben chiare. Era il 2013 e in quella occasione, ha fatto una sorta di "patto" con gli studenti e ha promesso di migliorare la scuola secondo quelle che anche loro considerano come le assolute priorità. Infatti le principali idee che hanno in mente i ragazzi per cambiare l'istruzione praticamente coincidono con quelle del Governo. Dopo circa due anni di Ministero, Stefania Giannini è tornata a parlarne con Skuola.net: rispondendo alle domande fatte dagli stessi ragazzi e da noi raccolte, ha fatto un bilancio sulle promesse di allora, sui cambiamenti in atto nella scuola di oggi e sulle prospettive di quella di domani.

IL DIRITTO ALLO STUDIO - Uno dei punti su cui il ministro Giannini è intervenuto nel corso della prima intervista con gli studenti è stato quello del diritto allo studio. E oggi? "Abbiamo incrementato notevolmente il fondo per il diritto allo studio, che è passato da 162 milioni a 212 milioni - dichiara - E' un primo passo ma è un passo davvero importante per gli studenti universitari. Stiamo andando nella direzione di un'attenzione che nessun governo negli ultimi anni aveva posto sul tema del diritto allo studio".

GLI INVESTIMENTI PER UNA SCUOLA MIGLIORE - Non poteva mancare un accenno agli investimenti del governo nel mondo scuola, perché la stessa Giannini aveva auspicato un finanziamento di 8 miliardi in 5 anni per risollevare le sorti della scuola. “Dopo tre anni si può dire che i conti tornino – sostiene il ministro – se consideriamo i 4 miliardi come fondo per l'edilizia scolastica, i 3 miliardi contenuti nella legge 107 della ‘Buona Scuola', a cui va aggiunto il miliardo del Piano nazionale sulla scuola digitale”. Un primo passo, cui si accompagna anche un incremento di 50 milioni di euro (da 162 a 212 milioni) del fondo per il diritto allo studio.

LE PRIORITA' DEGLI STUDENTI - Digitalizzazione, alternanza scuola-lavoro, edilizia scolastica, scuole aperte d'estate: sono questi i quattro punti attorno cui dovrebbe ruotare, secondo gli studenti, il futuro delle strutture in cui passano molte ore delle loro giornate. E' quanto emerge dai dati della ricerca "La Scuola del Futuro" promossa dal portale Skuola.net, che ha intervistato 2200 studenti di medie e superiori in occasione delle ultime elezioni politiche. “Fa piacere che i contenuti della riforma sulla Buona Scuola siano simili alle esigenze dei ragazzi - sottolinea – solo l'ultimo punto non ne fa parte ma è comunque un progetto che mi sta molto a cuore”.

LA SCUOLA LUOGO CENTRALE DEI QUARTIERI - Il riferimento è alle scuole aperte d'estate; la fase sperimentale sta iniziando in questi giorni (non appena finiranno gli esami di maturità) e lascerà aperti più di 500 istituti fino a settembre, quando inizierà il nuovo anno scolastico. Per il 2016 ci si è concentrati sui quartieri complicati di quattro grandi aree metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Palermo). “È un progetto nato per tamponare la dispersione scolastica, che in alcune zone supera il 20% degli studenti, ben oltre la media europea del 12% - dice – A me piace chiamarlo il ‘progetto educativo dell'aggregazione', il modo per mettere la scuola al centro della comunità in cui si trova”. Un'iniziativa che in altri Paesi già stanno osservando con attenzione.

ISTITUTI PIU' A MISURA DI RAGAZZO - Ma gli studenti chiedono anche che gli edifici scolastici siano ambienti più vicini agli interessi dei ragazzi; con laboratori attrezzati, palestre, più spazi verdi e luoghi per il dialogo. In molti portano ad esempio il "modello finlandese". “Fino a un paio d'anni fa – ammette la Giannini – sarebbe stata utopia parlare di questi argomenti; oggi, con 100 milioni di euro stanziati ogni anno per i laboratori e per la riorganizzazione degli spazi, la strada è tracciata; non vorrei però imitare nessun modello; anche perché molto dipende dal contesto urbano in cui si trovano gli istituti”.