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FertilityDay, parlano i millennial: "Noi i figli li vogliamo"

Secondo tanti giovani il momento ideale per pannolini e biberon arriva tra i 25 e i 30 anni, ma non manca un buon 35% che si vede genitore superati i trenta

Non hanno paura di destreggiarsi con ciucci e sonaglini, l'idea di passere le notti in bianco non li scoraggia.

Ci riesce invece benissimo il pensiero di perdere il lavoro e, peggio, di non riuscire a garantire un futuro ai propri figli. I millennial parlano chiaro e rispondono al Fertility Day del ministero della Salute attraverso un'indagine di Skuola.net su 1500 ragazzi dai 14 ai 30 anni. E di certo non le mandano a dire: per la quasi totalità, se in Italia i giovani scelgono di rimandare l'arrivo della cicogna, la colpa non sarebbe della sindrome di Peter Pan, ma della mancanza di politiche sociali adeguate.

Giovani è meglio, ma la realtà è diversa - Perché se per più della metà degli intervistati è possibile vivere felici anche senza diventare genitori, il 78% non riesce a immaginare il suo futuro senza bambini. Circa il 90% di loro ne sogna almeno 2 e, in generale, per oltre la metà il periodo ideale per diventare mamma e papà è tra i 25 e i 30 anni di età. Tuttavia non sono pochi quelli che restano con i piedi per terra: ben 1 su 3 circa, infatti, crede che il momento migliore per pensare ad un pargolo arrivi superati i 30 anni.

Mammaq lavoratrice? Mah! - Abbastanza tardi, dunque, e non per una mancanza di desiderio. Il fatto è che, seppur quasi il 60% creda fermamente che una donna, in Italia, possa dedicarsi ai figli e al lavoro allo stesso tempo, la restante parte del campione non si mostra altrettanto convinta. Per oltre 1 millennial su 3, infatti, fare entrambe le cose è difficile anche se possibile, per un ulteriore piccolo 6% è addirittura del tutto inattuabile.

Tutta colpa della società - Per la stragrande maggioranza degli intervistati (88%), il problema starebbe prevalentemente in una società, la nostra, che sostiene poco o niente chi sceglie di portare avanti una gravidanza in giovane età. Addirittura, per 3 su 5, l'Italia aiuterebbe i ragazzi con prole a carico meno di quanto non facciano gli altri Paesi europei.

Ancora insulti? - Ecco forse spiegato perché, tra il 36% che conosce l'iniziativa del Fertility Day, 1 su 2 dice di sentirsi offeso e preso in giro da quelle cartoline che nelle ultime ore sono state tanto oggetto di polemica. Più magnanimo il 34% che afferma che il Ministero avrebbe potuto fare di meglio. Forse, dopo essersi sentiti definire choosy e bamboccioni, quel che ai millennial italiani proprio non serviva era l'accusa di essere “poco creativi” o addirittura colpevoli di non aver ancora fatto un figlio.