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Quando l'ansia diventa patologica: come riconoscerla e combatterla

Pur essendo molto comune, tale emozione a volte diventa una vera e propria malattia. Lo psichiatra e psicoterapeuta Diego Frigoli spiega con quali metodi affrontarla per tornare a sorridere

L'ansia è un'emozione molto comune tra le persone: a determinati livelli, infatti, è definita normale o fisiologica.

I problemi insorgono quando essa diventa patologica: non è un semplice stato di disagio temporaneo, ma un ostacolo che impedisce di svolgere le proprie attività quotidiane. Il dottor Diego Frigoli - psichiatra e psicoterapeuta - spiega come capire quando l'ansia diventa malattia e offre alcuni consigli per combatterla.

Cosa è l'ansia?
L'ansia, nella prospettiva del pensiero filosofico esistenziale, è una manifestazione tipica della vita; essa è in funzione dello "stare al mondo" dell'individuo, al di là delle sue implicazioni biologiche o psichiche. La dimensione esistenziale dell'ansia è strettamente legata al divenire dell'uomo, in tal senso non possiamo considerarla patologica poiché connessa alla ricerca delle possibilità operative dell'individuo. L'ansia non è una malattia ma può diventarlo.

Quando l'ansia diventa una malattia?
Quando si manifesta con reazioni esistenziali meno libere. Spesso assistiamo allo scatenarsi di sintomi fisici difficilmente controllabili, il cui esito può essere il timore di annientamento della propria personalità. Ogni crisi d'ansia in fondo esprime un profondo disagio dell'individuo, oscillante il desiderio di realizzazione e il bisogno di quiete. In questa alternativa esistenziale si giocano tutti gli aspetti generali dell'ansia, dai disturbi più gravi come quelli in cui vi sono degli attacchi di panico, a quelli più somatizzati propri delle forme ipocondriache.

Quando l'ansia provoca il terrore?
Nell'attacco di panico il soggetto esperisce in modo improvviso un sentimento di apprensione, che può giungere fino a un livello di terrore. Talora sono presenti sintomi psichici gravi, quali paura di morire o di impazzire. A questi sentimenti si accompagnano sintomi fisici come palpitazioni, oppressione al torace e vertigini, che impediscono al paziente un rapporto normale con la realtà. Tutto ciò può scivolare verso disturbi in cui l'ansia si lega a specifiche paure, come quella di stare solo, o di rimanere chiuso in luoghi stretti, o anche di arrossire in pubblico, sino alle fobie sociali in cui l'individuo presenta un timore persistente di incorrere in situazioni nelle quali si trova esposto al giudizio altrui, e dunque al rischio di incorrere in sentimenti di imbarazzo e di umiliazione.

Quali altri disturbi può causare l'ansia?
Accanto a questi aspetti psicologici dell'ansia, vi è tutta un'altra categoria di manifestazioni che vanno dai disturbi puramente somatici, caratterizzati da una drammaticità di dolori o di sensazioni sgradevoli a carico di un organo o di un apparato, in assenza di lesioni cliniche dello stesso, sino ai disturbi più specifici di conversione e di ipocondria.

Potrebbe essere utile l'apporto farmacologico?
Il quadro dell'ansia è variegato e complesso, quanto più la reazione di allarme comportata dalla crisi d'ansia coinvolge in profondità le capacità operative del soggetto nei confronti della realtà tanto da paralizzare la risposta personale tanto più diventa necessario ricorrere al supporto farmacologico per neutralizzare il senso di insicurezza e di minaccia.

Come leggere i segnali che potrebbero portarci all'insorgere di un disturbo d'ansia?
I disturbi d'ansia non sempre si presentano con le crisi acute, cioè come un vero e proprio parossismo emotivo destrutturizzante il campo di coscienza; vi sono aspetti intermedi, presenti nella quotidianità, sotto forma di manifestazioni transitorie, di idee fugaci, di allarmi ingiustificati, in cui l'ansia, senza assumere una dimensione strettamente psicopatologica diventa il segnale di un disagio psicosomatico che va affrontato. Conoscere questi segnali significa cercare di riparare l'eventuale danno psicologico in atto.

Potrebbe darci qualche piccolo esempio in merito?
Si tratterà all'inizio di sentimenti generici di irrequietezza e di insoddisfazione, di incapacità a distogliere l'attenzione dall'evento giudicato colpevole di essere la causa dello stress, di perdita di concentrazione sui compiti abituali. Quando però l'ansia diventa continua compaiono alcuni sintomi come l'insonnia, la stanchezza mattutina e il senso di inadeguatezza di fronte a compiti che prima erano svolti automaticamente; in tali momenti compaiono anche leggeri tremori alle mani o sudorazioni improvvise con leggere crisi di tachicardia. Sono anche presenti fugaci manifestazioni di cefalea o meglio di "testa pesante", e di irrigidimento della muscolatura del collo e delle spalle.

Quali i possibili interventi nella cura dell'ansia?
Nei casi meno gravi sono utili tecniche corporee di rilassamento. Nei casi più recidivi è utile un approccio psicoterapeutico, che si deve limitare a orientare il paziente riguardo la propria condizione esistenziale, piuttosto che a scavare nel profondo. Nelle forme fobiche o ipocondriache, la psicoterapia diventa invece l'intervento elettivo, perché il suo fine è quello di restituire al paziente il grado di coscienza nei confronti della malattia. In tali casi, quando l'impatto psicoterapeutico può essere così doloroso per il paziente tanto da impedirgli l'approccio ai propri problemi emotivi, è utile la somministrazione di un ansiolitico. Negli altri casi, quando il panico ha preso definitivamente il sopravvento sul paziente, il farmaco diventa il trattamento fondamentale nell'immediato, perché permette di controllare rapidamente manifestazioni cliniche che, protratte nel tempo, lascerebbero al paziente i ricordi indelebili della sua fragilità emotiva.

Come riuscire a convivere con l'ansia?
Come ogni altro sintomo psicologico, l'ansia non è sempre e solo negativa; essa il più delle volte ci segnala che nella nostra esistenza devono essere attuate quelle soluzioni e quelle aspettative che spesso tendiamo a rimandare per mantenere in piedi una nostra immagine non in sintonia con le esigenze più profonde. Prendere coscienza dell'ansia, in fondo è avviarsi a conoscere meglio noi stessi, offrendoci soluzioni magari momentaneamente sgradevoli, ma sicuramente alla lunga, più gratificanti per la nostra economia mentale.