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Nuova terapia biologica evita lʼuso di farmaci dopo il trapianto di midollo osseo

Il Policlinico SantʼOrsola di Bologna ha avviato una sperimentazione per trattare con linfociti T le complicanze successive allʼoperazione

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Una terapia biologica per fermare le gravi complicanze che si verificano nei pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo. E' l'obiettivo del progetto di ricerca "TreGeneration" condotto dal Policlinico Sant'Orsola di Bologna, che per primo in Italia implementerà un programma di terapia cellulare che utilizza linfociti T reg e "manda in pensione" i farmaci immunosopressori, spesso dannosi per la salute. L'Ue ha previsto un finanziamento di sei milioni di euro.

Nuova terapia biologica evita lʼuso di farmaci dopo il trapianto di midollo osseo

Le complicanze del trapianto di midollo - Attualmente il trapianto di midollo osseo da donatore rappresenta la terapia più efficace per molte malattie ematologiche, come le leucemie. Ma in più del 20% dei casi, anche se il trapianto va a buon fine, intervengono gravi complicanze. Tra questa la più pericolosa è la cosiddetta "malattia del trapianto verso l'ospite" (Gvhd, Graft versus host disease), per la quale le cellule immunitarie del donatore non riconoscono come "propri" i tessuti del paziente che ha ricevuto le cellule e li attacca, colpendo così pelle, mucosa ma soprattutto organi interni. Per fermare queste complicanze si utilizzano farmaci immunosoppressori, che spesso risultano tossici e non risolutivi.

La terapia con i linfociti - Il problema quindi è riuscire a "frenare" l'azione dannosa operata dalle difese immunitarie sull'organismo. E proprio qui entrano in azione i linfociti "T reg", scoperti negli Anni Novanta, che hanno la capacità di controllare le risposte immunitarie per evitare che diventino troppo potenti. Iniettando nel paziente ricevente una dose molto elevata di questi linfociti provenienti dal donatore, si potrebbe dunque "spegnere" la principale complicanza del trapianto. Nel corso del 2014, inoltre, è stata messa a punto una procedura che permette di moltiplicare questi linfociti fino a 500 volte in meno di tre settimane, in condizioni di assoluta sicurezza e sterilità.

Una ricerca costosa - Il programma di sperimentazione clinica è però molto costoso. Per questo il Sant'Orsola di Bologna ha sposato un progetto che comprende cinque studi clinici paralleli, finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Horizon 2020. "La parte del finanziamento che arriverà al nostro Laboratorio - spiega Mario Arpinati, responsabile del progetto di ricerca - ci consentirà di essere il primo Centro in Italia a poter implementare un programma di terapia cellulare con linfociti T reg per riuscire a curare senza farmaci tossici le complicanze dei trapianti".

Il successo di questo programma potrebbe avere importanti implicazioni anche al di fuori della pratica del trapianto. La terapia con linfociti T reg potrebbe infatti rivelarsi utile anche nella cura di malattie del sistema immunitario.