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Salute: italiani più longevi, ma su sanità differenze tra le Regioni

Lʼevoluzione delle condizioni del Paese emerge dal confronto di 50 rapporti del Censis redatti dagli Anni Sessanta a oggi

Le malattie infettive sono state debellate, gli italiani sono più longevi rispetto al passato e c'è una maggiore attenzione per esami di screening e controlli preventivi.

Restano però i problemi della sostenibilità della spesa pubblica per la sanità e delle differenze tra le Regioni soprattutto nell'ambito dell'accesso alle cure. E' quanto emerge dal confronto di 50 rapporti del Censis, redatti dagli Anni Sessanta a oggi, che evidenzia l'evoluzione antropologica del Paese.

Secondo il rapporto intitolato "Gli italiani e la salute", realizzata dal Censis in collaborazione con Farmindustria, con il web l'informazione sanitaria rischia di diventare più confusa e si registra una pericolosa discontinuità nel ruolo di prevenzione attribuito ai vaccini.

Ecco di seguito le tappe dell'evoluzione del rapporto tra italiani e salute, decennio per decennio:

ANNI SESSANTA - La popolazione aumenta di sette milioni, passando dai 47 milioni del 1950 a 54 milioni. Si riduce la mortalità infantile e si registra un boom del Pil. Si assiste inoltre a una transizione: le morti causate da malattie infettive si riducono drasticamente (dal 15,2% nel 1930 al 2,9% nel 1960), mentre aumentano quelle causate da tumori (dal 5,1% al 16%) e quelle dovute a problemi del sistema circolatorio (dal 12,3% al 30%). La prevenzione attraverso la vaccinazione acquisisce sempre più rilevanza. Vengono introdotte le principali vaccinazioni dell'infanzia: pertosse (1961), poliomielite (introdotta nel 1964 e resa obbligatoria nel 1966), antitetanica (1968 per i nuovi nati, già disponibile dal 1963).

ANNI SETTANTA - Continua un'impetuosa fase di crescita demografica ed economica. La sanità delle mutue si trova a fare i conti con un numero di assicurati sempre più elevato, che nel 1976 raggiunge quota 54 milioni, pari al 95% della popolazione. E' in questo contesto che si inserisce l'istituzione del Servizio sanitario nazionale, nato nel 1978 per superare il sistema frammentato delle mutue. Nel 1976 si introduce il nuovo vaccino contro il morbillo.

ANNI OTTANTA - Il ruolo della vaccinazione continua ad essere centrale nelle politiche di prevenzione: se ne introducono di nuove (nel 1982 la quarta obbligatoria, contro l'epatite B).

ANNI NOVANTA - La crescita della popolazione rallenta e cambia il rapporto numerico vecchi-giovani nella popolazione dello Stivale, con un peso della componente anziana più consistente. Si registra il primo significativo incremento dei cittadini stranieri: al censimento del 1981 erano 210.937, nel 2001 se ne conteranno 1.334.889. Boom della spesa privata delle famiglie per la salute: +146% in termini reali tra il 1990 e il 2000. Gli italiani pagano sempre più di tasca propria, rivendicando il diritto di scelta.

ANNI DUEMILA - La crescita del Pil è ridimensionata e per la prima volta il reddito delle famiglie registra un andamento negativo. Nella fase di accelerazione del federalismo sanitario, nel 2002 il 56,3% degli italiani è favorevole all'attribuzione alle Regioni della responsabilità in materia sanitaria. Le coperture vaccinali obbligatorie per i nuovi nati sono oltre il 96%.

ANNI 2009-2016 - La popolazione di 65 anni e oltre raggiunge il 22% del totale nel 2015. L'accesso al web contribuisce ad aumentare l'incertezza: nel 2014 il 54,5% della popolazione ritiene che troppe informazioni sulla salute creino confusione. Tra gli italiani è sempre più diffusa la percezione che nella propria Regione si vada riducendo la qualità dell'assistenza sanitaria: il 49,2% giudica infatti inadeguati i servizi sanitari (al Sud si arriva al 72,2%). Si scoprono nuovi farmaci, ma nel 2014 la soglia minima di copertura al 95% non è stata raggiunta per la maggior parte delle vaccinazioni dell'età pediatrica.