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Il mondo unito contro il Parkinson

La patologia neurodegenerativa, fortemente invalidante, colpisce circa 250mila italiani

Afp

Eventi in tutta Europa l'11 aprile, giorno in cui ricorre il compleanno di James Parkinson, il medico che per primo identificò i sintomi più conosciuti della patologia come tremore, lentezza dei movimenti perdita di forza muscolare. La giornata mondiale si svolge ogni anno dal 1997 supportata dall'Epda, l'Associazione europea per la malattia di Parkinson.

La malattia delle grandi menti - La celebrazione è un tributo alla personalità poliedrica di un medico che era anche geologo e attivista politico, nato nel 1755 e morto nel 1824, prima che si scoprisse l'importanza della sua scoperta, e un'occasione importante per fare il punto su questa patologia.  Sono un milione e duecentomila in tutta Europa, circa 250mila in Italia le persone colpite dal Parkinson, quella che spesso viene definita la malattia delle grandi menti, perché in passato ne sono state affette personalità note come Papa Giovanni Paolo II e il leader palestinese Yasser Arafat.

Patologia invalidante - Tanti i fronti su cui si sta lavorando per combattere questa patologia neurodegenerativa, come spiega Paolo Barone, presidente di Dismov-Sin (Associazione italiana disordini del movimento e malattia di Parkinson): "Il Parkinson, soprattutto per i sintomi non motori, che non possono in qualche modo essere tenuti a bada con farmaci, incide molto sulla qualità di vita, è al terzo posto tra le malattie che producono invalidità. Come tutte le patologie croniche progressive inizialmente presenta dei sintomi più lievi che poi tendono a diventare più severi, proprio per questo si sta lavorando per individuare farmaci che non siano solo di natura sintomatica, ma che blocchino la progressione della malattia".

Individuazione precoce - Barone prosegue: "Inoltre, sono in corso delle ricerche per l'individuazione precoce dei soggetti che potrebbero essere più predisposti alla patologia e sui quali potrebbero essere efficaci delle nuove molecole cosiddette neuroprotettive: sappiamo per esempio che maggiormente a rischio sono persone che hanno un parkinsoniano in famiglia, che hanno problemi di distorsione dell'olfatto, stipsi e disturbi del sonno. Allo studio, proprio per questo ci sono anche dei biomarcatori, che come l'insulina per il diabete potrebbero aiutarci a identificare chi soffre della malattia. Dovrebbero essere a disposizione nel giro di cinque anni".