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Il digitale cambia la mente?

I nati dopo il 2000 ultimo anello (temporaneo) della catena evolutiva grazie alla tecnologia

Afp

Generazioni diverse, a partire dal cervello. "Quello dei nativi digitali, ragazzini nati dopo il 2000, è differente rispetto a quello dei loro genitori: studi condotti in Asia hanno mostrato che siamo di fronte a una mutazione, una sorta di evoluzione dell'umanità, diventata mentalmente più rapida e davvero multitasking. Parliamo di ragazzini cresciuti a latte e tablet, in grado fin da piccoli di integrare meglio realtà e tecnologie, dominandole e rischiando molto meno rispetto agli altri di sviluppare una dipendenza da Internet, chat e giochi online". A dirlo è lo psichiatra Tonino Cantelmi, professore di psicologia dello sviluppo alla Lumsa.

Un cervello più percettivo
Il medico spiega: "I nativi digitali, cresciuti con una dieta di tablet, videogiochi e computer, ormai sono dotati di un cervello più percettivo e meno simbolico rispetto a quello, per capirci, dei loro genitori. Si tratta di bambini e ragazzini davvero multitasking, in grado di distribuire l'attenzione su 4-5 dispositivi allo stesso tempo: studiano, ascoltano la musica, rispondono agli sms e guardano Facebook sul pc, senza nessuna difficoltà". Un'evoluzione che non porterebbe alla dipendenza: “I ragazzini sono più efficienti e rapidi con telefonini e pc, e rischiamo meno degli altri di cadere nella trappola della tecnodipendenza. Un problema che, invece, incombe sul 10 per cento degli immigrati digitali, meno smart e spontanei quando sono alle prese con i dispositivi high tech, tanto che leggono ancora i libretti delle istruzioni".

Cambia l'apprendimento
Mutano, così, anche le modalità attraverso cui si conoscono le cose nuove: "I nativi imparano solo attraverso il gioco. La fatica e il sudore della fronte non sono più accettabili: tutto deve essere veloce e divertente".

Un gap generazionale
Un sistema che può risultare incomprensibile agli immigrati digitali, abituati da sempre a fare una cosa alla volta. Lo psichiatra prosegue: "Per i giovanissimi tutto deve essere interattivo e nulla unidirezionale: è il loro cervello a richiederlo. E i genitori non li capiscono proprio perché la loro mente è fatta in modo differente".