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La kryptonite della "pillola"

La sensibilità al glutine potrebbe ridurne lʼefficacia contraccettiva

Dal Web

Una nuova condizione patologica – diversa dalla celiachia, ma ugualmente legata all'assunzione di alimenti contenenti glutine – influenza la qualità della vita di molte donne e può incidere negativamente anche sulla contraccezione. Si tratta della sensibilità al glutine i cui sintomi sono dolori e gonfiore inspiegabili all'addome, eczemi, mal di testa, disturbi dell'attenzione. Descritta per la prima volta in recentissimi studi, la sensibilità al glutine si aggiunge ai meglio conosciuti disturbi correlati all'assunzione di glutine: la celiachia (presente nell'1 per cento dei casi), e l'allergia al grano (nello 0,4 per cento), la cui prevalenza sta costantemente aumentando negli ultimi anni.

Una patologia di recente scoperta
La sensibilità al glutine è un disturbo correlato all'attivazione dell'immunità innata (prima linea di difesa del nostro organismo) nei confronti del glutine. Non è propriamente un'allergia, come quella al grano. In questa condizione patologica , il sistema dell'immunità innata reagisce in modo esagerato all'ingestione di glutine, generando infiammazione. Nelle persone che soffrono di sensibilità al glutine, la risposta infiammatoria non si traduce, per fortuna, in un danno intestinale vero e proprio: la mucosa dell'intestino rimane intatta e gli esami specifici per la diagnosi di celiachia sono negativi. L'assunzione di glutine provoca sintomi intestinali (quali diarrea, disturbi addominali, dolore, gonfiore e flatulenza) o extraintestinali (quali mal di testa, disturbi dell'attenzione, eczemi cutanei), che migliorano o scompaiono quando si sospende l'ingestione del glutine.

Come individuarla
Per diagnosticare la sensibilità al glutine non basta la descrizione pur precisa dei sintomi, perché segni e sintomi sono spesso sovrapponibili a quelli della celiachia o dell'allergia al grano. Che fare, dunque, per vederci chiaro? Prima di tutto, sottoporsi ai test per escludere la celiachia e/o un'allergia al grano. In caso di negatività di tali test, il passo seguente consiste nell'iniziare una dieta priva di glutine. A questo punto, se i sintomi migliorano, per ripresentarsi puntualmente alla reintroduzione di alimenti contenenti glutine, è probabile che si tratti proprio di sensibilità a questo complesso proteico.

Come influisce nella contraccezione
La presenza di questo disturbo legato all'alimentazione può causare disturbi gastro intestinali che vanificano l'efficacia contraccettiva della pillola. Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica dell'Ospedale San Raffaele Resnati di Milano avverte: "Le donne italiane in età fertile potenzialmente sensibili al glutine sono circa 840 mila. Molte di loro assumono contraccettivi orali, senza sapere che questa condizione può compromettere l'efficacia del contraccettivo".
Qual è il motivo di questa compromissione? Graziottin afferma: "I disturbi glutine-correlati comportano una ridotta capacità di assorbire e metabolizzare nutrienti e farmaci, tra cui anche gli ormoni contenuti nei contraccettivi assunti per bocca. Pertanto, la donna potrebbe più frequentemente essere esposta a spotting, irregolarità del ciclo e, in casi più rari, fallimento contraccettivo".
Inoltre potrebbero sorgere degli equivoci. La dottoressa avverte: "Le donne che utilizzano un contraccettivo orale possono erroneamente interpretare i sintomi indotti dai disordini glutine-correlati quali effetti collaterali negativi del contraccettivo, con il risultato di essere portate a non assumerlo più. Anche per questo, in presenza di quadri clinici come questi, il ginecologo dovrebbe raccomandare metodi contraccettivi ormonali che prevedano vie di somministrazione alternative a quella orale. In questa situazione già caratterizzata da disagio e disturbi addominali, anche la via vaginale può non essere la scelta più adatta poiché già di per sé associata a maggior frequenza di irritazioni vaginali con perdite e a dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia). Inoltre, processi flogistici a livello intestinale possono estendersi anche a livello vaginale e aumentare la suscettibilità alle vulvovaginiti da Candida. Dunque, anche e soprattutto in questi casi, meglio il contraccettivo transdermico".