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"Pene di cuore come la depressione", allo studio un farmaco "anti-amore"

Lo psicologo Brian D. Earp paragona lʼamore a una droga e pensa che il malessere da fine di una storia si possa curare con medicine mirate

stanchezza, depressione
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L'amore può farci toccare il cielo con un dito, all'inizio di una storia, e lasciarci prostrati dal dolore, quando la storia giunge alla fine. Risollevarsi può essere un percorso lungo e irto di ostacoli. Alcuni scienziati e ricercatori paragonano gli effetti dolorosi dell'amore ai sintomi della depressione o alle conseguenze dell'uso di droghe e stanno studiando un farmaco mirato contro il mal d'amore, una sorta di "pozione magica" per sconfiggere per sempre il malessere causato dalla fine di un rapporto.

L'amore è una droga - Lo psicologo e neuro-etico Brian D. Earp è convinto che gli effetti dell'amore sulla psiche e sul corpo umano siano paragonabili a quelli delle droghe e che le sensazioni negative di chi soffre per amore si possano combattere con medicinali mirati. "Alcuni recenti studi sul cervello - ha spiegato all'Independent lo studioso - hanno mostrato un parallelismo tra gli effetti di alcune droghe che causano dipendenza e l'esperienza dell'essere innamorati".

L'amore come la depressione - Alcuni studiosi di biotecnologie sono invece propensi a considerare le pene d'amore come una forma di depressione, da cui pertanto si può guarire individuando dei farmaci ad hoc per combattere gli effetti dolorosi della passione. I primi farmaci di questo tipo sono già stati elaborati e testati, anche se non ancora messi sul mercato, in Israele, dove ebrei ultra ortodossi li hanno somministrati ad alcuni giovani studenti per diminuire il loro desiderio sessuale.

I possibili effetti - Il dottor Earp ritiene che i medicinali "anti-amore" potrebbero cambiare in meglio la situazione di chi è talmente coinvolto dall'altra persona da perdere la capacità di pensare razionalmente e non è in grado di interrompere una relazione malsana. "Chi si trova in relazioni pericolose sa che deve uscire fuori e vuole farlo, ma non riesce a spezzare la catena. Se, per esempio, una donna che subisce violenze dal compagno potesse accedere a questi medicinali o a questi trattamenti potrebbe chiudere il rapporto. Posto che siano sicuri ed efficaci, questi farmaci l'aiuterebbero".

In attesa di avviare una vera sperimentazione che possa chiarire i reali effetti di questi farmaci, non bisogna dimenticare i possibili danni collaterali, come accade a chi assume farmaci antidepressivi, tra cui il calo della libido. Lo stesso Earp mette in guardia dall'uso disinvolto della biochimica: "Non possiamo forzare nessuno a intraprendere questo tipo di trattamento. Prima bisogna intervenire in modo naturale, non ricorrere subito alla biochimica".

Lo studioso, invece, spazza via ogni interrogativo etico. "Se una medicina semplicemente ci aiutasse a vivere bene, se riuscisse ad aiutare una persona a ricucire il suo cuore, sarebbe assolutamente morale usarla".