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Manovra, abbiamo già visto e abbiamo già dato

Chi non è più giovanissimo deve aver avuto uno sgradevole déja vu alla presentazione della legge di bilancio (una volta si chiamava finanziaria) del governo.

Sgradevole perché nel solco della peggiore tradizione democristiana della prima repubblica, all'avvicinarsi di consultazioni elettorali, anche Matteo Renzi elargisce favori, prebende, aumenti pensionistici, posti di lavoro, concorsoni (e chi più ne ha più ne metta) per ottenere un voto a lui favorevole.

In questo caso quello del referendum del 4 dicembre. Insomma un "abbiamo già visto" ma stavolta di proporzioni epiche. Matteo Renzi ha capito benissimo come funziona la macchina del consenso e –alla faccia del nuovo corso del PD da lui propugnato- non ha esitato ad impugnarla come una clava. Lo aveva già fatto con la defiscalizzazione in busta paga per minori tasse pari ad 80 euro, col job act, con promesse ardite come la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, con la devastante riforma della "buona scuola" e così via.

Il punto sostanziale è tuttavia il costo di queste proposte/promesse elettorali che, solo per la prossima legge di bilancio, varranno quasi 27 miliardi di euro. Beh, si potrà dire, un governo fa la sua politica spendendo i soldi dello stato come meglio crede: in fondo è quello che distingue un esecutivo da quelli che lo hanno preceduto… Giustissimo. A patto che questi soldi ci siano. Ma questi soldi non ci sono e quando si scoprirà tale amara realtà scopriremo anche che a pagare sarà Pantalone. Ovvero tutti noi, che "abbiamo già dato".

Andando a vedere i dati macro economici della manovra Renzi-Padoan si scoprono infatti alcuni dati assai poco realistici. Per esempio il doppio condono fiscale: la sanatoria delle cartelle esattoriali resa possibile con la rottamazione di Equitalia (4 mld) e il rientro dei capitali esportati all'estero, ribattezzato per vergogna, volontary disclosure (2 mld). Entrate, badate bene, una tantum. E poi? E poi il grande bluff della spending revue che, giurava il guru economico di Renzi, Gutgeld, sarebbe stata per il 2016 di almeno 10 mld. Invece arriverà un "topolino" da poco più di 3 mld. Forse. E infine i 2,5 mld (anche questi una tantum, si presume) messi a disposizione dallo speciale fondo Presidenza del Consiglio. Come se ce li mettesse Renzi di tasca sua!

In compenso le spese previste sono una marea montante di decine di miliardi (certi): aumento pensioni, aumento fondo sanità, APE, terremoti, dissesto idrogeologico, piano casa, assunzioni di poliziotti carabinieri e sanitari, fondi ai comuni per l'accoglienza (500 euro per ogni migrante accolto), costosi interventi per le imprese, ecc. Insomma un libro dei sogni diviso tra "abbiamo già visto" e "abbiamo già dato".