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Eʼ morto Spock, pace e prosperità

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Specchia Francesco
ufficio-stampa

"A life is like a garden. Perfect moments can be had, but not preserved, except in memory", la vita è come un giardino, i momenti perfetti si possono afferrare, ma non preservare, se non nella memoria. L'ultima battuta Leonard Nimoy - il caro dottor Spock- l'ha twittata, a 83 anni, prima di salire sulla grande astronave; l'ha twittata, probabilmente, immaginandosi nella galassia perduta di Vulcano, inarcando quel sopracciglio che dalla plancia di Star Trek sembrava avesse sempre vita propria in pendant con le sue orecchie da elfo.

La faccia di Nimoy era roccia emotiva. Un megalite espressivo che rese un ebreo ucraino figlio di barbiere immigrato a Boston, ed ex sergente dell'esercito, il simbolo stesso della fantascienza moderna. Noi fan, oggi, non possiamo credere che Nimoy, regista, cantante (5 album), fotografo di classe, perfino "guida virtuale", in un museo del paranormale. sia morto per una banale malattia. Non è da lui. Anche perché Nimoy era - e sarà sempre - il dottor Spock, comandante in seconda dell'Astronave Enterprise, ufficiale della flotta stellare armato di logica spiazzante in fraterno attrito con l'istintualità del capitano Kirk ; di un potere ipnotico poco utilizzato; e di due dita d'acciaio che immobilizzavano solo toccandoti i nervi del collo (era una mossa che tutti i ragazzini, almeno una volta, tentavano nelle risse scolastiche...). In effetti la cosa migliore per evitare, con la morte di Nimoy, di listare a lutto la nostra stessa adolescenza, è fare quel faceva lui: trattare il personaggio di Spock come un gemello che nè si rinnega nè si prova ad uccidere; al limite lo si fa diventare socio d'affari. Nimoy, certo, era stato un buon attore di teatro (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Il Re e io, Vincent, qualche Shakespeare) , un discreto interprete western (Bonanza, Catlow con Yul Brinner) e un ottima spia (L'Uomo dell'Uncle, Mission Impossible). Ma la sua popolarità planetaria la deve a Spock. Gestire l'icona, all'inizio fu complicato. E dire che Gene Roddenberry ideatore di Star Trek gli diede la parte solo dopo il rifiuto di Martin Landau (futuro comandante Koenig di Spazio:1999) che lo rifiutò perchè pensava che un personaggio così freddamente razionale potesse essergli d'impedimento per la carriera. Figuramoci. Spock, già da metà degli anni 60, era diventato -con Superman- l'alieno più conosciuto del mondo.

Ma per Nimoy era così ingombrante- come 007 per Connery o Sherlock Holmes per Doyle- da spingerlo a scrivere, nel '75 l'autobiografia Io non sono Spock. I fan l'avrebbero infiocinato coi raggi laser, e ne avrebbero disperso i resti nello spazio tramite teletrasporto. Sicchè Nimoy, nel '95, con un colpo di genio, riscrisse Io sono Spock che conteneva una lettera del vulcaniano che si lamentava per la 'scelta illogica' delle titolazioni precedenti. Nimoy, grazie alle raccomandazioni di Spock, fu un inarrivabile artista di genere. Genere sci-fi, naturalmente. E' stato coprotagonista di Terrore dallo spazio profondo (il remake dell'Invasione degli ultracorpi), nella versione televisiva di Brave New World e in Fringe. Ha prodotto audiolibri di fantascienza. Ha condotto programmi dedicati al mistero. Era amato da registi come JJ Abrams e Tarantino. La sua sola presenza rendeva i talk show riverberi stellari. La sua mancanza d'emotività lo rendeva il più fragile degli uomini. Mai visto con una donna. Anzi, no. In un episodio di Star Trek baciò una bionda, ma era sotto controllo ipnotico.

Ha accompagnato la mia esistenza. Pace e prosperità, Spock: la vita è un giardino...