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Sky e il confronto primarie, la democrazia in Tv

Il telebestiario di Francesco Specchia

Dal Web

Aria fresca, vivaddio. S'è detto di tutto sul format che ha permesso a SkyTg24 e a Cielo di rivoltare come un pedalino le regole del talk show e di comunicare una nuova idea della politica piegata finalmente al servizio della tv (e non viceversa). Ne ha perfino parlato Michele Santoro a Servizio Pubblico, con un tono un tantinello inquietante, ma credo fosse semplicemente perché il Pd non l'aveva scelto come interlocutore.

Il “Confronto” tra i “Fantastici Cinque” cadidati alle Primarie democratiche è stato all'americana. Una roba tipo “I soliti sospetti” mescolato alla scenografia fiammeggiante di “X Factor” e alle dinamiche “Soliti ignoti” il programma di Frizzi, non il film. E i protagonisti assisi davanti ai leggii, piantati come pioppi grigi davanti alla telecamera hanno espresso un'idea perlomeno nuova di “format”. Tutti hanno avuto ugual tempo di parola, compresa la un tempo sconosciuta Laura Puppato “campione del mondo di karate a Belgrado nel 2010” (come sottolineava Volo in diretta nella sua unica puntata interessante) ma molto precisa sul programma elettorale. Tutti pur rimanendo nel ruolo stavano per una volta tutti sullo stesso piano. E non si sovrapponevano all'altro tra loro, e stavano attenti a non sbracare col tempo e con le sparate tipiche dei talk –di solito non verificabili con immediato fact checking, la verifica delle notizie-.

Renzo ha fatto l'istrione, ha barackobameggiato, ma pensavo meglio. Bersani era un po' ingessato e citando Papa Giovanni come modello ha sciolto nell'acido del bizzarro la parte più comunista del suo elettorato. Tabacci dava l'idea onesta dell'ultimo giapponese nella giungla democristiana. Puppato pur essendo la più preparata ha sbagliato il look: l'aria sdrucita e il taglio sbagliato di capellin in tv distolgono lo sguardo. Il migliore è stato Vendola che ha contenuto la narrazione, di cui è maestro. Anzi il migliore è stato il collega Gianluca Semprini, bravissimo nel comprimere e dilatare i tempi, nel gestire la parola, nel non far filtrare il minimo cenno di soggezione. Per dire tutto il contrario di Bruno Vespa quando confessa candidamente: “nei dibattiti i giornalisti li scelgono i politici”.

Qualcuno afferma che il Pd ha scelto Sky per evitare le imboscate e gli spettatori in caso di defaillance nel periodo più elettoralmente favorevole della sua storia. Può essere. Ma nel format Sky (inaugurato in Inghilterra, ma importato due anni fa da Emilio Carelli, col famoso confronto Moratti/Pisapia) il politico è costretto a ragionare con l'elettore, costretto a convincerlo con argomenti sincopati di non essere un pirla. Non ci siamo abituati, ma il format di Sky è un raro esempio di democrazia in tv. Il direttore Sarah Varetto può esserne giustamente entusiasta. Un esperimento simile, a dire il vero, la tv italiana l'aveva già fatto. Gigi Moncalvo su Raidue con “Confronti” nel 2004 e Antennatre Nord Est con Versus, nel 2010. Se Sky riuscirà a renderlo abitudine nel nostro vischiosissimo dibattito politico, saremo tutti più felici…