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A "Jazz Meeting" il pianista Enrico Pieranunzi

La 59esima edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto ha ospitato "Songbooks" Piano Solo e duo il concerto del pianista Enrico Pieranunzi con la cantante Simona Severini.

Il pubblico ha salutato i due artisti con una meritata ovazione, celebrando quello che è stato un suggestivo incontro tra uno dei "mostri sacri" del panorama jazzistico internazionale ed una giovane ma già matura cantante. La prestigiosa manifestazione umbra ormai da anni ha aperto anche al jazz, con spettacoli di elevato valore, come il concerto dello scorso anno con Rita Marcotulli, il pianista premio Oscar Luis Enriquez Bacalov e Armando Pizzo.

In piano solo Enrico Pieranunzi ha proposto: "Don't forget the poet", "Come rose dai muri", "Seaward", "Leaves" Si peu de temps", "Castle of solitude", "B.Y.O.H." e "Anne Blomster Sang". In duo con Simona Severini "Just a song", "Premier moment", "Fairy flowers","Coralie" e "Io non saprò mai perché". Fin dagli anni 70, Enrico Pieranunzi ha un rapporto privilegiato col piano solo, per lui luogo di riflessione, terreno di sperimentazione ed efficace strumento di comunicazione. Simona Severini è cantante e cantautrice dalla formazione poliedrica. La sua carriera si è sviluppata attraverso le collaborazioni con alcuni grandi musicisti italiani tra i quali Giorgio Gaslini, Gabriele Mirabassi, Enrico Intra, Tiziana Ghiglioni, Antonio Zambrini, Alessandro Galati.

Per Enrico Pieranunzi è la prima volta al Festival dei Due Mondi di Spoleto, come lo stesso musicista ci conferma. "Si è la prima volta - dice Pieranunzi -, ho preferito data questa occasione, fare una sorta di antologia di mie composizioni o standards che ritengo particolarmente significativi, che sono stati spesso eseguiti da altri musicisti in tutto il mondo. I brani rivestono tutti un particolare significato affettivo, la seconda Parte del concerto con la presenza di Simona Severini alla voce si compone di canzoni che fanno parte del mio ultimo progetto in ordine cronologico: "My Songbook" pubblicato all'inizio del 2016, con brani che in molti casi erano nati strumentali, che sono diventati canzoni, è stato un piacere per noi festeggiare questa uscita discografica in un contesto prestigioso come quello del “Festival dei due Mondi” di Spoleto. "My Songbook" si compone di 11 canzoni che ho selezionato anche grazie al significato che per me rivestono, alcune risalgono alla mia collaborazione con Chet Baker. Nella seconda parte abbiamo proposto anche "Premier Moment", brano che ha le parole della poetessa francese scomparsa recentemente: Jaqueline Risset".

Simona Severini è una cantante giovane ma che è molto più matura della sua età...
Simona ha una voce bellissima è intonata molto musicale per natura, pur giovanissima ha una mente molto aperta, sa come dosare le sue qualità interpretative. Canta bene in italiano ma anche in francese ed in inglese, di lei mi piace la voglia di cimentarsi con repertori non commerciali non convenzionali, ha un senso artistico molto sviluppato, sorprendente vista la sua giovane età. Iniziammo la nostra collaborazione ai tempi dell'album "Dalla in Jazz" dedicato al grande cantante scomparso, quando realizzammo insieme "Futura", successo di Lucio, adattandolo al jazz.

Cosa significa per te esibirti in piano "solo"?
Il piano "solo" ha secondo me una duplice dimensione: una creativa e una più intima direi quasi umana, il piano è uno strumento talmente completo che diventa quasi un "essere vivente". Quando stai al piano da solo, ti trovi in una situazione intima molto speciale, il piano è un'orchestra, volendo quindi hai una gamma di possibilità timbriche e funzionali estrema. L'aspetto espressivo dello strumento è altrettanto importante, perché il piano è comunicativo nel senso che attraverso di esso puoi raccontare una storia anche agli altri, un veicolo molto importante, per far arrivare un "messaggio" a chi ascolta.