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"Ti lascio una canzone", il ritorno della strage degli innocenti

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

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Quando, anni fa, affermavo che "Ti lascio una canzone", nei turgidi sabato sera di Raiuno, assomigliava più alla strage degli innocenti che ai colorati musical di Shirley Temple negli anni 30 (ma allora non c'era ancora l'Unicef a tutela dell'infanzia), beh, non avevo ancora due bambini piccoli. Oggi, diomio, è peggio.

Oggi, da padre, per puro scrupolo professionale, con mano tremula e una fiammella di speranza nel cuore, ho riacceso la tv sullo show della Clerici. Ne ho ricavato due impressioni. Anzi, tre. Prima: Antonella Clerici con l'età sembra regredire. Per un attimo, con quei suoi sorrisi estremi e l'abitino rosso con gonna a fungo che sotto potrebbe nascondere un reattore nucleare, mi ha ricordato in modo impressionante la Scarlet Sterminator "in cerca di scagnozzi" dei Minions; e, per chi non ha visto il cartoon, la cosa non è incoraggiante. Ad osservarla vivevo l'inquieta sensazione che, mentre le piccole concorrenti - le gemelle Scarpari e Valentina - circondavano Gigi D'Alessio e intonavano Whitney Houston, l'Antonellona, nell'eco d'una risata fragorosa, s'alzasse in volo all'improvviso sguainando un mitragliatore al plasma. Scarlet, appunto. Seconda impressione: non farei mai vedere uno show del genere ai miei figli. "Ti lascio una canzone" è una nemesi biblica, è più pericoloso di Peppa Pig e della "Bellissima" di Luchino Visconti messi insieme.

C'è dentro tutto l'armamentario della tv anti-pedagogica. C'è lo scimmiottamento delle gare tra adulti - look ed espressioni comprese - e l'ansia delle prestazione (con 4 manches eliminatorie da 3 cantanti ciascuno, una roba che t'infila esausto nel fondo della notte). C'è la commozione della giurata Cuccarini che cita la nonna, e c'è la commozione cerebrale degli spettatori mentre i cantanti vip ospiti si fanno autopromozione; e i cantanti piccoli devono per forza dedicar loro una canzone. All'attacco, da parte dei bambini, dei pezzi di Baglioni e Morandi - per non dire del Ricomiciamo di Pappalardo e di Jimmy Fontana - stavo chiamando il Telefono Azzurro e il mio amico Antonio Marziale dell'Osservatorio dei minori, che quando serve non c'è mai. Naturalmente il suddetto discorso vale anche per i programmi omologhi di Mediaset.

Terza impressione: Antonio Campo Dall'Orto, nuovo dg della Rai, grande stratega televisivo, ha due figli un po' più grandi dei miei. La prego direttore, se non per me, lo faccia per questi bimbi che perdono l'innocenza negli occhi di Frizzi e Massimiliano Pani. Otto anni di Clerici canterina bastano. Qualcuno ribatte: ma da lì, una volta, è uscito Il Volo. Appunto. Una volta, basta e avanza. Che almeno, Erode aveva una strategia. Questi, tra l'altro, si fanno battere sistematicamente dalla De Filippi...