FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Pietro Ingrao compie cento anni: il comunismo nellʼanima, il cinema nel cuore

Lo storico esponente del Pci voleva fare il regista, partecipò alla Resistenza con un gruppo di cineasti e scrisse poesie. Oltre ad essere uno dei militanti più attivi del partito

ansa

Da giovane voleva fare il regista, ma oggi che compie cento anni tutti lo ricordano per essere stato il "compagno" di una vita. Di un secolo, per la precisione. Pietro Ingrao, da sempre protagonista del Partito comunista, spegne cento candeline, tra messaggi d'auguri illustri e una vita di grandi passioni.

Pietro Ingrao compie cento anni: il comunismo nellʼanima, il cinema nel cuore

E' stato lui stesso a raccontare di essere arrivato alla politica "rompendo con tanti amori. Volevo fare dei film, occuparmi di poesia. Amavo Chaplin, Leopardi, Ungaretti e Montale. Ma poi è arrivata la bufera del Novecento. Il secolo mi ha preso per il collo e mi ha consegnato alla politica. E' andata così e non me ne pento affatto". La politica è stata un suo grande amore, insieme con la moglie Laura Lombardo Radice, che lo ha accompagnato fino al 2003. Ma il suo primo amore fu il cinema.

Dal cinema all'antifascismo - Ingrao condivise la Resistenza con un gruppo di cineasti-sceneggiatori e collaborò alla sceneggiatura di Ossessione di Visconti. Voleva fare il regista e cedette alle pressioni dei compagni nel '36 lasciando il Centro sperimentale. Aveva 21 anni. Nel 2003, Pietro spiegava così la passione che lo animava allora, e che ha continuato ad animarlo per tutta la vita: "La passione per il cinema, per noi, significava da un lato riflettere sulle potenzialità espressive di un'arte nuova, che portava nuove problematiche nel mondo letterario e culturale con cui già ci confrontavamo. Il passaggio dalla parola all'immagine - tra l'altro all'inizio eravamo tutti a favore del cinema muto contro il sonoro - apriva problematiche molto differenti. Anche se poi i tempi del 'ritmo' e del 'montaggio' in fondo li ritrovavi già nella poesia. Ma soprattutto il cinema era uno strumento per parlare con grandi masse, che poteva avere un'enorme influenza sulla societa', e dunque per noi era il linguaggio ideale dove confluivano le riflessioni teoriche e la volontà di rinnovamento sociale. E poi ci divertivamo tanto".

Tra la clandestinità e la "staffetta" Laura - Queste sono parole tratte dal volume "Mi sono molto divertito - Scritti sul cinema (1936-2003)" (Centro Sperimentale di Cinematografia - 2006), in cui Sergio Toffetti ha raccolto tutti i più importanti testi di Ingrao sul tema. Si dedicò poi alla lotta antifascista e fu questa esperienza a fargli conoscere la moglie Laura, che era una giovane staffetta partigiana. Di lei racconta: "Avevo degli aspetti un po' rozzi, campagnoli e una volta durante un incontro in modo un po' sgarbato e sbagliato ho tentato di darle un bacio e mi sono preso un solenne ceffone. Come a dire 'siamo qui per lavorare, levati di testa certe cose e non rompere le scatole'". Qualche tempo dopo ci furono arresti nel gruppo. Probabilmente anche Ingrao sarebbe stato arrestato. Ma il fratello di Laura, Lucio, lo convinse a entrare in clandestinità. "Sulla soglia della porta mi raggiunse Laura e mi baciò senza dirmi nulla. Quel saluto inatteso ha segnato la mia vita".

Marino: "Cento anni da protagonista" - Oggi, giorno del suo centesimo compleanno, molti i biglietti d'auguri che lo ricordano con affetto. Tra gli altri, il sindaco di Roma Ignazio Marino scrive: "Caro Pietro, è con grande emozione che vorrei farti gli auguri, miei personali e a nome della città di Roma. Un compleanno importante, 100 anni da protagonista della nostra storia, anni in cui abbiamo avuto la possibilità, ognuno di noi, di apprendere qualcosa dalle tue parole, dai tuoi comportamenti, dal tuo pensiero e dalle tue azioni politiche".

Renzi: "Grazie Pietro" - E Matteo Renzi: "Caro Presidente, caro Pietro, l'occasione straordinaria dei tuoi cento anni, per i quali ti faccio gli auguri miei personali e del governo italiano, sono anche una opportunità per riflettere sui cambiamenti profondi di questo nostro Paese, che hai accompagnato e arricchito con la tua sensibilità umana, con il lavoro politico, nelle Istituzioni, tra i cittadini".

Il premier chiude con il ricordo di una poesia firmata da Ingrao: "Pensammo una torre/scavammo nella polvere", recita ancora uno dei tuoi versi, ritratto di un cimento, immagine di una fatica che non finisce e sempre ri-inizia, con stupore e dolore, al plurale, con quel noi che non è mai solo un punto di partenza, ma un orizzonte di senso ("l'indicibile dei vinti/il dubbio dei vincitori"). Grazie Presidente, grazie Pietro, per questi - permettimi il richiamo e l'assonanza scherzosa - cento anni di moltitudine di cui tutti, dal profondo, ti siamo grati".