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Scontro tra Renzi e la minoranza del Pd "Non ha senso votare a ogni intoppo"

"Basta mugugnare, è lʼora di cambiare lʼItalia senza inutili nostalgie. Faremo pagare i corrotti. I disonesti non possono stare con noi", ha detto il segretario allʼassemblea del Partito democratico

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Grazie al Pd è "sparito dallo scenario politico colui che dettava l'agenda un anno fa, Beppe Grillo. Grazie al nostro risultato abbiamo restituito il suo talento alla comicità: andrà in tour, in bocca al lupo". Matteo Renzi è intervenuto così all'assemblea Pd: "Anche i Forconi oggi potrebbero andare solo a 'Chi l'ha visto'". Poi ha risposto alle critiche di Stefano Fassina: "Non ha senso votare a ogni intoppo".

Scontro tra Renzi e la minoranza del Pd "Non ha senso votare a ogni intoppo"

"Serve il coraggio e la voglia di andare avanti sul serio. Pensate che" andare al voto "sia l'obiettivo di una forza politica che ha detto in tutte le lingue che vuole cambiare il Paese senza cambiare i parlamentari? Ha senso, Fassina? Per me no", ha detto Renzi.

"Non faccio caricature, ma mi chiamano Tatcher" - "Fassina ha parlato con la passione che gli riconosciamo alzando non so se i toni ma di sicuro i decibel. A lui dico che non credo che qui ci siano delle caricature e non credo siano caricature quando vengo definito Thatcher de noantri, quando il Jobs act viene definito fascista e il programma economico da troika", ha replicato ancora il premier a Stefano Fassina nelle conclusioni.

"Non chiedo di obbedire, ma no al dissenso per correnti" - "Non sono affezionato a un principio di obbedienza, in un partito sta insieme sulla base del principio di lealtà. Si può discutere di tutto ma se ci sono elementi di coscienza non siano organizzati per correnti, non siano usati per dare un segnale e mandare sotto il governo utilizzando una questione costituzionale", ha ribadito Matteo Renzi.

"Ulivo?Non è un santino, è stato mandato a casa per gli errori" - "Io contesto che ci sia un racconto mitologico e nostalgico dell'Ulivo quando quell'esperienza politica è stata sostanzialmente mandata a casa da nostri errori e nostre divisioni. Contesto l'idea di fare un santino senza riconoscere la responsabilità di quanto accadde nell'ottobre del 1998", afferma ancora Renzi all'assemblea del Pd.

"Jobs act non è fascista, non è serio dire Resistenza" - "Quando sento Barbagallo dire che ci vuole la Resistenza rispondo che le ultime lettere dei distaccati sindacali non me le immagino. Non è serio" dire cose del genere: "Non penso che il Jobs act sia fascista e che ci voglia la Resistenza".

"Finito il tempo in cui il sindacato aveva potere di veto"
- "E' finito il tempo nel quale il potere di veto ce l'avevano i sindacati con una manifestazione di piazza. Io ho da governare l'Italia non ho da governare il sindacato", ha sottolineato il premier nella sua replica all'assemblea del Pd.

"Uniti il progetto di cambiamento è concreto" - "Finché sarò segretario e premier non cederò di un centimetro non rispetto alla necessità di fare le riforme, perché si devono fare, ma rispetto alla necessità di rendere il Paese più semplice e bello. Se lo facciamo insieme non sarà un sogno solitario, ma un progetto concreto". Così il premier Matteo Renzi chiude il suo intervento in direzione Pd.

"Metteremo i corrotti in carcere" - "E' arrivato il momento di dire che il malloppo i corrotti da ora in poi lo restituiranno tutti, fino all'ultimo centesimo. Il momento che non si fanno più sentenze all'acqua di rose", dice il premier facendo riferimento alla riforma della giustizia. "Non si potrà più patteggiare per evitare il carcere".

"Io credo - aggiunge - che la corruzione non si combatta con le leggi. Combatterla è una sfida culturale ed educativa. Credo che la sfida contro la corruzione sia una sfida nel cuore e nel cervello di ciascuno di noi. Ma" con l'intervento sulla giustizia e con l'aumento della pena minima per il reato di corruzione, "abbiamo fatto bene a togliere ulteriori alibi".

"Basta mugugnare: cambiamo l'Italia" - Il premier sprona poi i suoi son queste parole: "Il cantiere è il luogo che attrae di più i cittadini, specie quelli che non hanno molto da fare e stanno lì a mugugnare. Il Pd non si metta a osservare i cantieri: li faccia. Noi siamo quelli che cambiano l'Italia, non quelli che stanno a mugugnare su quelli che cambiano l'Italia".

"I disonesti non possono stare con il Pd" - E ancora: "Si possono avere idee diverse sulla riforma della giustizia, ma una cosa è certa: chi è disonesto non può camminare con il Pd, dobbiamo essere molto duri anche al nostro interno. Chi sbaglia paga anche nel Pd. Non tutti gli onesti votano Pd ma chi sta nel Pd deve avere l'onestà come punto fondamentale". E aggiunge: "La politica fatta di persone perbene come il Pd dice: ben vengano i processi e le sentenze, si faccia veloce. Non abbiamo niente da temere, niente di cui aver paura".

"I sogni dell'Italia stuprati da anni di malgoverno" - "Il Pd non è il partito della nazione - continua Renzi - perché immagina chissà quali strane mutazioni genetiche, ma perché avere quei colori vuol dire che il Pd non si accontenta di vedere i sogni dell'Italia stuprati da anni di mal governo".

"Se la giustizia è quel che è - riprende -, è perché in questi anni ci siamo preoccupati di guardare il dito e non la luna sulla giustizia. Non sempre, anzi quasi mai, è stata colpa nostra ma questo non ci esime dalla responsabilità di cambiare il mondo della giustizia".

"Stop con i richiami all'Ulivo, abbiamo perso vent'anni" - Il presidente del Consiglio esorta poi a staccarsi dal passato e dice: "Noto un certo richiamo all'Ulivo molto suggestivo e nostalgico, ricordo cosa diceva l'Ulivo sul bicameralismo, quello che non ricordo è come si possa aver perso 20 anni di tempo senza aver realizzato le promesse delle campagne elettorali".

"Jobs Act, leggetelo senza ideologie" - Renzi affronta poi il nodo Jobs Act, dicendo: "So bene che non tutti sono d'accordo sul Jobs Act. Mi piacerebbe che almeno fosse letto il testo, che ci fosse uno sguardo non ideologico, una discussione nel merito. Sull'articolo 18 l'abbiamo pensata in modo diverso, ormai è andata, ognuno tiene la propria opinione ma ormai è chiusa".

Messaggio agli oppositori: mettetevi il cuore in pace - Il presidente del Consiglio lancia poi un chiaro messaggio all'opposizione interna del partito e avverte: "Chi vuol cambiare il segretario si può mettere il cuore in pace, ha tempo da qui al 2017, chi vuole cambiare il capo del governo si metta il cuore in pace, ha tempo da qui fino al 2018. Ma chi vuole cambiare l'Italia non perda un secondo".

"Non sto fermo nella palude" - E lancia ancora un altro messaggio chiaro: "Il Pd non è un partito che va avanti a colpi di maggioranza ma sia chiaro che non starà fermo per i diktat della minoranza. Abbiamo il dovere di corrispondere all'impegno preso con gli italiani e non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico".

Napolitano e nodo successione - Riguardo al nodo Quirinale interviene così: "Non sono minimamente preoccupato per questo Parlamento: è tranquillamente nelle condizioni di eleggere il successore di Napolitano quando sarà il momento. Il fatto che nel 2013 sia fallito il colpo, non significa che oggi non sia stata imparata quella lezione".

"Flessibilità serve: senza avremmo due Germanie" - Infine, Renzi dedica un passaggio all'Europa dicendo: "Qualcuno dimentica che senza flessibilità le Germanie sarebbero ancora due e Berlino non sarebbe la bella città che è ora" e ricordando che il patto "si chiama di stabilità ma anche di crescita".