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Riforme, Renzi accelera sullʼItalicum: lunedì la resa dei conti nel Pd

La minoranza del partito chiede modifiche sulle preferenze, ma il Premier va alla conta dei voti. Resta il nodo del successore di Lupi

matteo renzi luiss
ansa

Riforme istituzionali e legge elettorale subito. Pare questo il mantra ripetuto dal Premier Renzi, pronto a sfidare la minoranza Pd e Ncd pur di chiudere la partita entro maggio, vale a dire entro le regionali. La direzione del Pd è stata convocata dal segretario-premier per lunedì e in quella sede potrebbe consumarsi la rottura all'interno del partito: l'ex sindaco dovrebbe ufficializzare con un voto che il testo dell'Italicum non si cambia più.

L'ala dialogante della minoranza Dem invita alla calma e spiega che si sta trattando a un'apertura ad alcune modifiche, soprattutto riguardo al tema caldo delle preferenze. Nel mirino il peso delle liste bloccate che però il Premier non vuole toccare anche in virtù di un'altra serie di modifiche già concesse nel percorso parlamentare fin qui compiuto dal testo dell'Italicum

Nella sinistra del partito prevale però, il pessimismo e ci si prepara alla battaglia: "Così ci porta alla spaccatura", dice Pippo Civati. "Sulle riforme non rallentiamo", replicano i renziani.

La mossa del premier, che intanto esercita l'interim alle Infrastrutture e cerca un successore per Lupi, mostrerebbe che non c'è alcuna paura di misurarsi sui numeri in Parlamento con la minoranza Pd o con chi, da Ncd, dà segnali di fibrillazione.
Lunedì alle 16, dice l'sms ricevuto dagli esponenti Pd, si discuterà di "legge elettorale, riforme e situazione politica". Poi una postilla: "Sono previste votazioni".

"Mi pare che ci sia un'accelerazione", commenta a caldo Gianni Cuperlo. E va subito al punto: "In direzione i rapporti di forza sono sul filo del rasoio...".

La convocazione, tra l'altro, arriva nelle ore in cui la sinistra dem sta per formalizzare al premier la richiesta di riunire i gruppi parlamentari per concordare alcune modifiche a ddl costituzionale e Italicum. Senza quelle modifiche, hanno annunciato diversi parlamentari, a partire da Pier Luigi Bersani, non voteranno più le riforme. Alcuni leggono il destino della discussione come già segnato - con un voto sulla linea del no alle modifiche - e già annunciano battaglia nei passaggi parlamentari: "Sulla materia costituzionale ed elettorale si è sempre riconosciuto un margine di autonomia ai deputati", dice Alfredo D'Attorre. Sull'Italicum ci sarà il voto segreto, ricordano altri.

La mossa sull'Italicum e la riforma costituzionale, spiegano altri esponenti dem, è anche una risposta a chi preme in questi giorni per entrare nel mini-rimpasto di governo aperto dalle dimissioni di Lupi. Da un lato Ncd starebbe continuando a insistere per il ministero dell'Istruzione, contando sul fatto che a Renzi non dispiacerebbe, spiegano, una sostituzione del ministro Giannini, anche se difficilmente - si dice- potrà essere messa in pratica. Ma ci sono anche le voci su un ingresso di Roberto Speranza - lui nega - o di un altro esponente della minoranza, voci che secondo i renziani proverrebbero dalla stessa sinistra dem. Pier Luigi Bersani taglia corto: "Non è questa la questione, non è un argomento all'ordine del giorno, in quel ministero deve andare il più bravo".