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Renzi: "Divisioni e distinguo non ci aiutano nelle battaglie in Ue"

Il presidente della Commissione replica alle accuse del premier italiano, che avverte: "Non possiamo essere il salvadanaio di Paesi che reclamano solidarietà solo quando cʼè da prendere"

"La parte istituzionale dobbiamo difenderla un po' di più, quando c'è da combattere in Ue per l'interesse nazionale gli altri Paesi fanno squadra mentre noi siamo abituati a portare avanti le nostre diversità e i nostri distinguo.

Questo non ci aiuta a livello internazionale". Lo ha detto il premier Matteo Renzi, sottolineando che "il Europa il tempo dei diktat è finito". E il presidente Ue Jean-Claude Juncker: "Non siamo una banda di burocrati".

"Noi abbiamo in Europa delle regole del gioco che sono state fatte contro di noi", ha continuato Renzi, spiegando che "fuori da qui c'è un mondo in cui gli altri fanno squadra quando c'è da difendere il proprio Paese. Ogni riferimento all'Europa è puramente voluto. Non possiamo essere il salvadanaio di Paesi che reclamano solidarietà solo quando c'è da prendere e non da dare".

Il presidente del Consiglio ha poi parlato del settore enologico, definendo "inaccettabile" il fatto che "il vino francese, un ottimo vino quasi all'altezza di quello italiano, per effetto di una strategia di comunicazione faccia 11 miliardi di euro di export e noi circa 5. Dobbiamo fare una scommessa sull'agricoltura, perché un pezzo di economia può tornare a respirare".

Per Renzi, poi, "il tempo in cui l'Italia accettava i diktat è finito e non tornerà. Se l'Ue vuole che l'Italia faccia la sua parte, bisogna che la facciano tutti". Il premier ha quindi di nuovo evocato "un'Italia forte, che non va in Europa a farsi spiegare cosa va fatto ma a portare i suoi valori. Anche per colpa della mia parte politica, abbiamo avuto un atteggiamento subalterno con l'Europa, la usavamo per regolare i conti interni: se l'Ue attaccava il governo cui eravamo all'opposizione, noi eravamo contenti. E viceversa. Negli altri Paesi non lo consentono. Così dobbiamo fare anche noi. Nella battaglia per l'Europa delle persone, noi dobbiamo essere tutti insieme. Poi si litiga sul resto".

Juncker a Renzi: "Non tradire i principi del Patto" - "Non siamo una banda di tecnocrati e di burocrati", ha sottolineato intanto Juncker, rivendicando la dimensione politica della Commissione europea da lui presieduta, ricordando l'importanza di "guardare la realtà degli Stati membri" nell'interpretazione e applicazione del Patto di stabilità con la necessaria flessibilità, anche se non bisogna "tradire i principi del Patto, che comunque funziona".

La Ue: "Atti più eloquenti delle parole" - La Commissione Ue, da parte sua, non entra direttamente nello scontro tra Renzi e Juncker. Ma la portavoce Mina Andreeva si limita a sottolineare che "le azioni sono più eloquenti delle parole, non c'è bisogno che ricordi il sostegno che la Commissione europea ha dato all'Italia per il terremoto e la crisi dei profughi".