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Fassina: "Vuoi andare al voto? Dillo" Cuperlo: "Accantoniamo scissione"

Fassina attacca il premier dicendo che sta trasformando il Pd nel partito dellʼestablishment, ma Cuperlo cerca di mediare: "Il Pd resta la nostra famiglia"

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"Scissione? Accantoniamo questa parola, facciamo finta che non sia mai stata pronunciata". Così è intervenuto Gianni Cuperlo a margine dell'assemblea del Pd, aggiungendo: "Il Partito democratico è la nostra famiglia e qui noi vogliamo restare anche se non è ancora il partito che avevamo immaginato e l'inchiesta Mafia Capitale lo dimostra".

Dopo questo messaggio di "distensione", Cuperlo lancia però a Renzi un avvertimento e dice: "Matteo hai ragione a rivendicare il primato della politica, ma non è mai esistito tale primato se è separata dalla società. Le piazze non sono mai stato il nostro nemico, il nostro avversario, e non potranno diventarlo".

"Nessun mugugno, voglia di cambiare" - Poi, all'accusa del premier di "mugugnare troppo", Cuperlo replica: "Nessuno vuole la palude, ma il punto è aiutare il Paese con buone riforme. Io penso che una parte di noi si è messa in questo solco. Vogliamo migliorare le nostre scelte, non rallentare né mugugnare". Inoltre, Cuperlo sottolinea come "il vincolo di appartenenza non è dato dallo statuto, ma dai principi che dicono chi sei. Io mi sono iscritto a un partito non a uno statuto".

Intervenendo poi su Mafia Capitale e sul problema giustizia, dice: "Mafia Capitale è un'inchiesta che ha portato in luce cose di enorme gravità. Vale per tutti la presunzione di innocenza ma ci sono responsabilità politiche che vanno oltre l'accertamento delle responsabilità da parte della magistratura e la politica non può dire 'non mi riguarda'. E noi dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità".

Fassina a Renzi: "Se vuoi il voto, dillo" - Attacco a Renzi da parte di Stefano Fassina, che lo avverte: "Se vuoi andare ad elezioni dillo, smettila di scaricare la responsabilità sulle spalle degli altri. La minoranza non fa diktat e non vuole andare al voto prima del 2018. Non ti permetto più di fare caricature di chi la pensa diversamente da te, è inaccettabile".

"A me pare - aggiunge nell'intervento davanti all'assemblea - che Renzi cerchi giustificazioni per andare al voto. E' inaccettabile la delegittimazione morale e politica che fai in queste sedi di chi ha posizioni diverse dalle tue". E ancora: "Io non sto in Parlamento per gufare ma per esprimere un punto di vista costruttivo".
Inoltre, il deputato della minoranza dem è preoccupato perché ritiene che il Pd "stia diventando non il partito della nazione ma dell'establishment, della troika. Stiamo riposizionando il Pd nella consapevolezza del nostro gruppo dirigente. Noi stiamo perdendo un pezzo fondamentale di rappresentanza del mondo del lavoro, del lavoro debole, subalterno. Stiamo cambiando identità, stiamo cambiando funzione politica. A me questo non va bene".

Civati: "Renzi aggressivo, ma solo nei toni" - "Renzi è come al solito aggressivo nei toni ma in realtà è sulla difensiva - dice invece Pippo Civati - perché non può permettersi di spaccare il partito prima dell'elezione del Presidente della Repubblica. Quello è il passaggio in cui si capirà se andremo al voto e se noi della minoranza staremo dentro al Pd"."Renzi - continua - non può dire si fa così in Parlamento perché sono il segretario del Pd, perché la Costituzione non glielo consente".

Bindi: "Non siamo gufi, nessuno vuole il Paese nella palude" - "Non siamo gufi e nessuno vuole lasciare il Paese nella palude", dice il presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. Ma il Parlamento, aggiunge, "non è uno scendiletto del governo".

"Il limite più grande del discorso di Renzi è la mancanza di vicinanza nelle sue parole al Paese che soffre - riprende - Renzi ha capacità di guardare al futuro, ma deve essere capace di portarsi dietro anche i disoccupati, il Mezzogiorno e il Paese delle crisi industriali. C'è un governo incapace di essere vicino a quell'Italia che fa fatica a farcela".