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Pd al congresso, la minoranza: "Renzi ha scelto la scissione"

Lʼex premier presenta le dimissioni da segretario, poi però tira dritto: "Peggio della scissione ci sono solo i ricatti". Le critiche di Bersani: "Ha alzato un muro". I renziani alla minoranza: "Avevano già deciso"

La scissione nel Pd è cosa praticamente fatta.

La rottura della minoranza si consuma alla fine di una giornata convulsa: "Abbiamo atteso invano delle risposte, è stato Renzi a scegliere la scissione", dichiarano in una nota congiunta Emiliano, Rossi e Speranza dopo l'assemblea del Pd. "Avevano già deciso di uscire", replicano i renziani nelle parole di Guerini. L'ex premier lascia la segreteria, poi annuncia: "Mi ricandido". Martedì la direzione del partito.


Il congresso, quindi, si farà, ma i tre ormai ex sfidanti di Renzi - Roberto Speranza, Michele Emiliano e Enrico Rossi - non saranno della partita. "Abbiamo atteso invano delle risposte, è ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione", strappa la minoranza. Ma il leader guarda già avanti, perché "peggio della scissione ci sono solo i ricatti e il Pd non può stare fermo" negli scontri interni.

Renzi si dimette ma guarda già al futuro - Che Renzi non abbia alcuna intenzione di rinviare la resa dei conti interna si capisce appena, nella sala dell'hotel Parco dei Principi, davanti ai 637 delegati, Matteo Orfini annuncia che il segretario ha presentato le dimissioni. Un atto formale che prelude al discorso, senza appigli per la minoranza, che farà l'ex premier: "Fuori ci prendono per matti, discutiamo ma poi rimettiamoci in cammino", è l'appello di Renzi che sostiene di aver fatto di tutto per tenere unito il partito e di "soffrire" quando sente la parola scissione.


Ma, chiarisce, "peggio della scissione c'è solo la parola ricatto, non si può bloccare un partito sulla base dei diktat della minoranza". Né tanto meno il leader Pd dice di avere intenzione di cedere "il copyright della sinistra" ad altri men che meno alla minoranza che ieri, al teatro Vittoria, cantava Bandiera Rossa.

Le critiche della minoranza - La minoranza manda sul palco Guglielmo Epifani in rappresentanza dei tre candidati a rilanciare la palla nel campo di Renzi: "Noi ci aspettavamo una proposta, il segretario ha tirato dritto, ora faremo delle scelte". Pier Luigi Bersani, provato nel volto, non parla dal palco, ma lancia un ultimo avvertimento dalla tv. "Il segretario ha alzato un muro, vuole fare un congresso cotto e mangiato senza discussione ma aspettiamo la replica", dice all'ora di pranzo. Ma la replica non arriva, chiarendo le intenzioni del segretario. I bersaniani sono già con un piede fuori, come lasciano capire Nico Stumpo e Davide Zoggia. Anche Enrico Rossi ormai vede per la minoranza "un'altra strada".


L'apertura di Emiliano, poi lo strappo - Ma Michele Emiliano prova fino all'ultimo ad evitare la rottura, ammettendo che "qui si soffre tantissimo". E salendo sul palco spera ancora in un gesto del leader. Alla fine, davanti all'ennesimo niet arrivato dai fedelissimi del leader, la minoranza si ricompatta e addossa al segretario dem la responsabilità della rottura: "E' ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima".