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Partiti politici in difficoltà dopo l'abolizione dei rimborsi

Tutti i partiti hanno tagliato in media del 45% le spese in beni e servizi e dipendono dalle donazioni dei contribuenti e delle aziende

L'abolizione dei rimborsi elettorali ha svuotato le casse dei partiti, oggi costretti per sopravvivere a tagliare i costi e a chiedere donazioni e contributi volontari dei cittadini. È questo il trend che emerge da "Partiti in crisi", il mini dossier realizzata da Open Polis su 7 forze politiche per il biennio 2013-2014.

A essere passati al vaglio sono stati i bilanci di Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega Nord, Movimento Cinque stelle, Nuovo centrodestra, Partito democratico, Sinistra ecologia e libertà.

Il cambio della normaCon l'ultimo atto del suo Governo, fu Enrico Letta nel febbrario del 2014 ad abolire il sistema del finanziamento pubblico ai partiti attraverso il sistema del rimborso proporzionale ai voti ricevuti. Con la legge 13/2014 venne invece introdotto il meccanismo del 2x1000: nella propria dichiarazione dei reddtiti i contribuenti possono destinare una quota dell'Irpef, l'imposta sul reddito, a un partito invece che allo Stato.


Con la vecchia normativa, durante la Prima Repubblica (1994-2013) i diversi soggetti politici avevano ricevuto 2,4 miliardi. Con le novità introdotte da Letta, i rimborsi saranno aboliti del tutto solo nel 2017 ma gli effetti del giro di vite sono già ben visibili: tra il 2013 e il 2014 i sette maggiori partiti hanno ricevuto infatti, il 31% in meno di entrate.
 

Chi finanzia i partiti adesso? - I sette partiti di cui sono stati analizzati i bilanci adesso devono "accontentarsi" dei contributi delle persone fisiche (aziende in particolare), entrate che si accompagnano ai contributi dei singoli cittadini. Tra il 2013 e il 2014 il Pd e Forza italia hanno incrementato soprattutto le donazioni da persone giuridiche. Sel, invece, ha incrementato del 48% le donazioni da persone fisiche. 


Cos'è cambiato? - Per far quadrare i bilanci i partiti sono intervenuti soprattutto sulle spese, tagliando in media del 45% le uscite per beni e servizi. Il Pd ha ridotto tali voci del 63,5% e del 15,5% quelle per il personale. Anche la Lega ha tagliato il costo dei dipendenti (-14,33%).


Avanzi e disavanzi - Alla luce di tale spending review, tutti i partiti hanno migliorato il risultato di esercizio tra il 2013 e l'anno successivo. Forza Italia è il soggetto con il disavanzo maggiore, pari a 15,6 milioni di euro nel 2013 e 11,9 nel 2014. Il Partito democratico è tornato in attivo, mentre M5s e Sel registrano un avanzo per entrambi gli esercizi.


Il patrimonio mobiliare e immobiliare - Solo due partiti su sette si avvalgono di società strumentali alla loro attività, cioè Pd e Lega che sono le forse politiche con i depositi bancari più ingenti, rispettivamente 8 e 4 milioni di euro.


Fondazioni e dintorni - Le entrate e le uscite di ogni partito, però, non si esauriscono con le voci del bilancio. Vanno infatti prese in considerazioni altre articoalzioni che non sono spesso soggette all'obbligo di pubblicazione dei conti: gruppi parlamentari, media di partito, strutture territoriali, fondazioni, think tank. Questi ultimi soggetti in particolare, stanno acquisendo centralità.