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Legge di Stabilità, Renzi: "Paghino anche le Regioni non solo le famiglie"

Il presidente Napolitano blinda la manovra, mentre il presidente della Conferenza delle Regioni chiede un confronto. Il premier replica: "Discutiamo con tutti, ma i tagli si devono fare"

Li Keqiang asem matteo renzi
ansa

"E' da 20 anni che pagano solo le famiglie, è ora che paghino anche Comuni e Regioni". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, tornando sulle polemiche dopo la presentazione della legge di Stabilità. Rispondendo al governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, il premier ha dato il suo ok per un incontro con le Regioni. "Discutiamo con tutti, figuriamoci se non lo facciamo con loro", ma "facciano la loro parte".

Non è ancora nota la versione ufficiale della manovra licenziata dal Cdm che arriverà con la trasmissione al Parlamento (presumibilmente lunedì). Un testo "esteso" che anche Bruxelles attende di scandagliare. Regioni e Comuni lamentano una nuova ondata di tagli e dopo gli "annunci di guerra" imboccano la via del dialogo, ma il premier insiste: "Tagliare i servizi sanitari sarebbe inaccettabile. Piuttosto si tagli qualche Asl o qualche nomina di primario". Insomma "le Regioni facciano la loro parte anche perché qualcosa da farsi perdonare (dice riferendosi ai consiglieri regionali) ce l'hanno". Quindi "le famiglie hanno pagato, ora paghino anche le regioni".

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intanto di fatto blinda la legge di Stabilità esprimendo un giudizio lusinghiero per il lavoro governo: la manovra - dice - contiene "un riconoscimento ampio e ci sono misure importanti per la crescita, sia direttamente per quel che riguarda le politiche di investimenti, sia indirettamente per quello che riguarda la riduzione della pressione fiscale".

"Penso - aggiunge - che le posizioni prese con notevole nettezza dal governo italiano, ma non solo dall'Italia, vadano nel senso di un forte rilancio delle politiche per la crescita". Crescita che il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan non invoca solo per il bene comune, ma anche per quello dei conti: senza la crescita "non avremo mai conti pubblici in ordine e saremo sempre in bali'a delle tensioni dei mercati".

Ma intanto una valanga di dubbi arriva appunto sia dalle Regioni ma anche dai Comuni. I sindacati sono convinti che l'effetto finale del mix di Renzi sarà comunque recessivo. E già i parlamentari di tutti gli schieramenti affilano le armi. Anche perché serpeggia una preoccupazione: i tagli si trasformerebbero in meno servizi oppure più tasse locali per i cittadini. Con buona pace di chi intenderebbe abbassare la pressione fiscale generale per far ripartire i consumi (il governo).

Chi appare preoccupato ma pronto a trattare sono Regioni e Comuni. Mentre i ministeri sembrano aver digerito i vari tagli il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Champarino, ripone le armi e chiede un confronto a Renzi. "Basta coi tweet - scrive su Facebook - incontriamoci". E la controproposta delle Regioni sarebbe già pronta: resterebbero i 4 miliardi di tagli. Ma si interverrebbe con rimodulazioni delle entrate, tali da consentire di reggere i tagli. Lo stesso fa il presidente dell'Anci Piero Fassino. Ma tra i governatori e i primi cittadini i toni sono anche accesi. Fino al presidente della Lombardia Roberto Maroni che minaccia la chiusura di almeno 10 ospedali. E un'altra proposta arriva dal vicepresidente vicario dell'Anci, Alessandro Cattaneo: ok ai tagli ma Renzi abolisca l'articolo 18 nella P.a.

Anche i sindacati sono decisamente in allarme: la leader Cgil, Susanna Camusso, dal corteo dello sciopero generale per la Ast di Terni, sottolinea come a suo parere sia sbagliato in tempo di crisi tagliare i servizi sanitari. Il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, si preoccupa degli statali: "Inaccettabile la mancanza di fondi per rinnovare i contratti". Mentre per il segretario della Uil, Luigi Angeletti, "non convince che la riduzione delle tasse vada a tutte le imprese". E sempre la Uil fa due conti: ci sarebbe un rischio stangata per i contribuenti di oltre 95 euro medi pro capite se le addizionali fossero portate al massimo per riequilibrare i tagli della legge di Stabilità. E certo non piace la sforbiciata di trasferimenti ai patronati.

Il dibattito politico intanto si scalda in attesa che il testo approdi a Montecitorio e poi in commissione Bilancio. La norma più presa di mira, trasversalmente (dallo stesso Pd fino a Fi) è quella sul Tfr. Tutto è ancora possibile comunque nel percorso parlamentare.