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Legge di Stabilità, fonti Ue: "Barroso punta a una correzione dello 0,5%"

Il governo italiano ha invece inserito una correzione che si ferma allo 0,1%. La situazione è "estremamente fluida e non ancora chiara", fanno sapere le fonti

josè manuel barroso
-afp

Il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso avrebbe l'intenzione di chiedere all'Italia una correzione del deficit strutturale per il 2015 dello 0,5%. Nella legge di Stabilità il governo ha invece inserito una correzione che si ferma allo 0,1%. L'indiscrezione è stata resa nota a Bruxelles e viene da fonti europee.

La situazione è "estremamente fluida e non ancora chiara", rilevano le stesse fonti nel fare il punto davanti alla prospettiva di 48 ore cruciali per la partita in atto tra Roma e Bruxelles. Entro mercoledì dovrebbero infatti eventualmente partire all'indirizzo di Roma e Parigi le lettere con cui Bruxelles chiede l'attuazione di correzioni nelle leggi di stabilità inviate alla Commissione Ue.

Ad essere su una posizione particolarmente intransigente sarebbe proprio Barroso, mentre il commissario agli affari economici, Jyrki Katainen, avrebbe aperto a un'ipotesi meno "pesante" - una manovra dello 0,3% - ma sempre correttiva rispetto al progetto italiano. All'interno del quale non casualmente è stata costituita una riserva di circa 3,4 miliardi di euro che potrebbe essere utilizzata per trovare una soluzione di compromesso con Bruxelles.

La posizione che Barroso avrebbe assunto, secondo alcuni osservatori, sarebbe da mettere in relazione con l'ambizione di puntare alla presidenza della Repubblica del Portogallo. Un Paese a cui la Troika ha imposto una cura lacrime e sangue e che ora non è disposto a vedere seguire una linea più morbida nei confronti di altri partner in difficoltà.

L'attuale mandato di Barroso, salvo sorprese in arrivo nelle prossime ore dal Parlamento Ue, terminerà il primo novembre, quando si insedierà la nuova Commissione guidata da Jean-Claude Juncker. E a quel punto, secondo le fonti di Bruxelles, potrebbe aprirsi una fase nuova che, sulla scia di quanto la Germania sarebbe disposta a fare per andare incontro alla Francia, porterebbe a un'apertura anche verso l'Italia per quella che sinteticamente si può definire come uno scambio tra flessibilità e impegni vincolanti sul fronte delle riforme.