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Elezioni, da Robin Hood ai partiti più noti: sono 98 i simboli depositati al Viminale per il voto del 4 marzo

I soggetti che passeranno lʼistruttoria del Viminale dovranno presentare, il 28 e 29 gennaio, la lista dei candidati nei tribunali e nelle Corti dʼappello dei capoluoghi

Elezioni, da Robin Hood ai partiti più noti: sono 98 i simboli depositati al Viminale per il voto del 4 marzo - foto 1
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Chiusi al Viminale i termini per consegnare i contrassegni politici in vista del voto.

Sono 98 i movimenti e partiti che hanno depositato il simbolo: l'ultimo in extremis è stato 'L'Italia dei diritti' con il numero d'ordine 99, dopo il Pd con il 98, ma uno dei simboli (il 50) risulta non depositato. In tutto i cartoncini nelle bacheche al piano terra sono 104 contando anche i doppioni presentati per le minoranze linguistiche e il non depositato.

Si comincia con il "Maie", si finisce con l"Italia dei Diritti": in mezzo i partiti maggiori, quelli alla ricerca di affermazione, le liste locali e localissime, quelle per gli italiani all'estero, i progetti sorprendenti, le vecchie conoscenze dell'araldica politica. I partiti che passeranno l'istruttoria del Viminale dovranno presentare, il 28 e 29 gennaio, la lista dei candidati nei tribunali e nelle Corti d'appello dei capoluoghi.

I partiti principali - Alla fine, i "big" ci sono tutti, concentrati per lo più nelle prime ore o nelle ultime della tre-giorni: venerdì mattina presto il M5s (con la triade Grillo-Di Maio-Casaleggio) e la Lega con Roberto Calderoli, oggi pomeriggio - quasi in chiusura e contemporaneamente - i funzionari del Pd e di FdI col dirigente Marco Marsilio. In mezzo ci sono "Potere al Popolo", in salita nei sondaggi, "Insieme", il Svp, "Liberi e Uguali", "Energie per l'Italia", +Europa di Emma Bonino e "Civica Popolare" di Beatrice Lorenzin. E poi "Noi con l'Italia", la destra radicale di Casapound e "Italia agli Italiani". C'è naturalmente Forza Italia, e per gli italiani all'estero è stato depositato un simbolo di coalizione con i nomi di Salvini, Berlusconi e Meloni.

Vecchie conoscenze - Ha fatto storcere qualche naso l'apparizione, per la circoscrizione Lazio del Senato, della lista di Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice irremovibilmente candidato alla Regione come autonomo. Anche Vittorio Sgarbi c'è, col suo "Rinascimento", mentre Irene Pivetti propone "Italia Madre"; "Lista del Popolo per la Costituzione" è la formazione di Antonio Ingroia.

Gli outsider e i nostalgici - Ampi i capitoli local (con leoni della Serenissima, quattro mori, cartine del Meridione) e global ("Free flights to Italy", "Ameritalia"). Per il resto, scorrere le bacheche ormai complete del Viminale è una sorta di viaggio nella storia e nella fantasia del Paese: sigle e loghi che vengono dal passato lontano, come lo scudo crociato ("Noi siamo la Dc storica"), il Psdi o il Pli, o più recente ("La Margherita", ma senza alcuna indicazione di circoscrizione probabilmente solo per blindare definitivamente il simbolo), le falci e martello del Partito comunista e della Sinistra rivoluzionaria, le fiamme delle Destre unite, del "Movimento sociale italiano" e del "Movimento sociale", i garofani del Nuovo Psi e della Uils.

E poi le vecchie conoscenze della burocrazia elettorale, come il "Sacro Romano Impero Cattolico" o spunti dal mercato del lavoro (il "Popolo delle partite Iva", "Disoccupati e precari") o ancora battaglie senza tempo ("Partito delle buone maniere") e prese di posizioni nette ("Recupero maltolto"). C'è perfino un simil-Robin Hood che dal logo del "Fronte verde" scocca frecce contro i nemici della Natura.