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Dossier nomine: tra il ministro Tria e i vicepremier Salvini e Di Maio tensione sui nomi per Cdp

Giovedì saltato un vertice convocato da Conte. Per il M5s il ministro vuole uomini legati allʼestablishment. Di Maio: "Nessun contrasto"

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E' alta tensione all'interno del governo tra il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Motivo del contendere sono i nomi per la Cdp: il ministro dell'Economia vorrebbe persone che, per Lega e M5s, rappresentano "l'establishment". Scontro anche sul direttore generale del ministero del Tesoro, per il quale Tria vorrebbe Alessandro Rivera, osteggiato dal Movimento. "Non ci sono contrasti, vogliamo solo i migliori", ha precisato Di Maio provando a smorzare i toni.

Il vertice saltato a Palazzo Chigi - Frizioni importanti che hanno fatto saltare anche un vertice convocato dal premier Conte per cercare di imprimere un'accelerazione al dossier nomine. Giovedì da Palazzo Chigi è stato annunciano un vertice sul tema. Ma nel giro di un'ora è stato poi "sconvocato" per "impegni" dei ministri. E così nel pomeriggio da Conte è andato soltanto Tria.

I nomi proposti da Tria - Sarebbe stato il M5s a far saltare il tavolo, con un'iniziativa subito sposata dalla Lega. La questione, spiegano fonti di entrambi i partiti, è di metodo: Tria continua a proporre nomi "espressione di un establishment che noi - dice un leghista - vogliamo distruggere". La tensione con M5s si sarebbe innalzata anche sul ruolo di direttore generale del ministero del Tesoro, per il quale Tria vuole Alessandro Rivera, già vice dell'ex direttore Vincenzo La Via, mentre i pentastellati spingono per Marcello Minenna, ex assessore a Roma.

Scontro anche sulla Cdp - Quanto a Cdp, Tria sarebbe fermo sul nome di Dario Scannapieco, ex vicepresidente Bei, come amministratore delegato. Di Tria - è la tesi M5S-Lega - la colpa di uno stallo che a cascata si ripercuote sulla Rai. In ballo, in una partita che dovrebbe chiudersi martedì 24, al ritorno del ministro dal G20 (ma nulla adesso è più scontato), c'è la guida di Cdp, vera "cassaforte" che i soci di governo potrebbero voler usare per intervenire in operazioni pesanti, come quella "per l'italianità di Alitalia".

Di Maio smentisce i contrasti - "Non ci sono contrasti", ha fatto sapere Luigi Di Maio, provando a smorzare i toni. A chi gli ha chiesto se il Movimento sia pronto a chiedere le dimissioni del ministro dell'Economia, Di Maio ha risposto: "Mai chieste, assolutamente". Poi, sullo stallo sulle nomine dei vertici di Cdp, ha spiegato: "L'obiettivo è trovare i migliori, se nel trovare i migliori c'è una discussione interna al governo ben venga. l'importante è che tutto quello che facciamo sia un compromesso sempre al rialzo e mai al ribasso, quindi un punto di caduta al rialzo".