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Decreto dignità, l'ira di Confindustria e del settore delle scommesse

Nel mirino degli industriali le norme sul precariato. La rabbia dei gestori delle scommesse e del settore in generale invece per le misure che vietano la pubblicità dei giochi dʼazzardo inserite nel dl

Decreto dignità, l'ira di Confindustria e del settore delle scommesse - foto 1
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L'ira di Confindustria e del settore del gioco d'azzardo contro il governo per il decreto dignità e nello specifico per le misure sul lavoro precario e sullo stop alla pubblicità di scommesse e giochi con premi in denaro.

"Il dl dignità approvato lunedì dal Consiglio dei ministri è il primo vero atto collegiale del nuovo esecutivo e, anche per questo, è un segnale molto negativo per il mondo delle imprese": è stato il primo commento degli industriali.

La rabbia di Confindustria - "Come abbiamo sempre sostenuto - prosegue nel suo affondo Confindustria - sono infatti le imprese che creano il lavoro. Le regole possono favorire o scoraggiare i processi di sviluppo e hanno la funzione di accompagnare i cambiamenti in atto, anche nel mercato del lavoro. Si dovrebbe perciò intervenire sulle regole quando è necessario per tener conto di questi cambiamenti e, soprattutto, degli effetti prodotti da quelle precedenti. Il contrario di ciò che è avvenuto col decreto dignità. Mentre infatti i dati ISTAT raccontano un mercato del lavoro in crescita, il governo innesta la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito a quella crescita. Peraltro, le nuove regole saranno poco utili rispetto all'obiettivo dichiarato - contrastare la precarietà - perché l'incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati è, in Italia, in linea con la media europea".

"Il risultato sarà di avere meno lavoro, non meno precarietà. Preoccupa anche che siano le imprese a pagare il prezzo di un'interminabile corsa elettorale all'interno della maggioranza e che si creino i presupposti per dividere gli attori del mercato del lavoro, col rischio di riproporre vecchie contrapposizioni. Valutazioni analoghe anche per la stretta in tema di delocalizzazioni. L'Italia è un grande Paese industriale, la seconda potenza manifatturiera in Europa dopo la Germania, e avrebbe bisogno di regole per attrarre gli investimenti, interni ed esteri. Quelle scritte lunedì, invece, gli investimenti rischiano di disincentivarli".

Gestori scommesse e Lega Calcio: "Il governo sbaglia" - Stop alla pubblicità di scommesse e giochi con premi in denaro. Il decreto dignità voluto dal ministro Luigi Di Maio parla chiaro: l'azzardo non potrà più essere sponsorizzato in alcun modo, dalle magliette delle squadre di serie A fino ai giornali o alle riviste specializzate. Addio dunque ai testimonial vip che negli ultimi anni hanno invaso televisioni e cartelloni pubblicitari strizzando l'occhio a scommesse o videolottery. Un provvedimento che ha però fatto infuriare l'intero settore dei giochi, che lancia l'allarme occupazione: "Ci sono migliaia di posti di lavoro a rischio". "Estrema preoccupazione" è espressa anche dalla Lega di serie A, che teme il "dirottamento all'estero dei budget pubblicitari destinati alle nostre squadre". Solo nella passata stagione, infatti, dodici delle venti squadre della massima serie calcistica hanno avuto una partnership con aziende del comparto betting. "Lo Stato italiano - sottolinea la Lega - perderebbe, nei prossimi tre anni, sino a 700 milioni di gettito". "Il nostro sistema non ha bisogno di divieti ma di riforme", tuona Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia, la filiera dell'industria del gioco e dell'intrattenimento di Confindustria. "E' illusorio poter risolvere il problema delle patologie in questo modo".

L'Associazione calciatori è invece favorevole - A favore del provvedimento, invece, si è espresso Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori ringraziato proprio dal ministro Di Maio. Quello dei giochi e delle scommesse è da sempre un settore piuttosto discusso, con provvedimenti che possono variare da regione e regione o, addirittura, da città' a città, come accaduto recentemente a Roma, dove la sindaca Virginia Raggi ha deciso di limitare a otto ore l'accensione delle slot su tutto il territorio della Capitale. L'intento è quello espresso dallo stesso Di Maio, quello di prevenire e limitare la ludopatia, il rischio che il gioco possa diventare patologico.