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Crollo ponte Genova, Toti: "No a Stato gestore, ma più controlli"

Il governatore della Liguria è contrario allʼipotesi di nazionalizzazione delle autostrade e rivendica il ruolo di controllo da parte di Roma

Crollo ponte Genova, Toti:
ansa

E' "doveroso" controllare e se necessario rivedere e modificare le singole concessioni su "strade, terminal, porti" dopo il crollo del ponte di Genova.

Così Giovanni Toti (Fi), presidente della Regione Liguria, in un'intervista a Il Corriere della Sera, sottolineando che è indispensabile potenziare il ruolo di "controllo dello Stato", ma pensare di tornare alla "nazionalizzazione" di interi settori è "nostalgico, antistorico, e soprattutto inutile, se non dannoso per il Paese".

"Ci si concentra troppo sul tema delle concessioni e poco su quello che c'è da fare - afferma il governatore ligure a Il Corriere della Sera, - a volte giustamente ma a volte per sete di giustizia o addirittura di vendetta, sentimento che mai dovrebbe ispirare le decisioni di un governo e di uno Stato".

"E' vero - continua - che alcune concessioni vanno riviste, controllate, ripensate, perché abbiano maggiore efficacia. Ma il ruolo dello Stato deve restare quello del regolatore, non del gestore. La nazionalizzazione sarebbe la risposta sbagliata a un problema giusto. E' un bene che lo Stato si riappropri del suo ruolo di controllore, laddove è mancato, a garanzia dei cittadini. Ma tornare alle partecipazioni statali sarebbe un gravissimo errore. Primo, perché non sarebbe garantita maggiore efficienza; secondo, perché salirebbero i costi".

Secondo Toti, semmai il tema è spostare il dibattito sul "nodo centrale: l`Italia è un Paese sottoinfrastrutturato. Il dramma di Genova, oltre naturalmente a quello delle perdite umane che è un danno incalcolabile, è che è venuta giù un'opera strategica per il primo sistema portuale della seconda realtà industriale d'Europa. Per troppi anni si è discusso di Gronda, di Terzo Valico, e siamo rimasti immobili. E anche oggi si parla più del problema delle concessioni che di quello della mancanza di infrastrutture degne di un Paese come il nostro. E non parlo solo di strade, ma di scuole non a norma, di tribunali fatiscenti, di uffici pubblici inagibili".