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Berlusconi:Fini,venuta meno fiducia

"I comportamenti di Fini sono incompatibili con i valori del Pdl e con i nostri elettori.

Viene quindi meno la fiducia anche per il suo ruolo di garante come presidente della Camera". Lo dice il premier, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa nel parlamentino di Palazzo Grazioli al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl che ha deciso a maggioranza il deferimento dei deputati finiani Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio.

Il documento dell'ufficio di presidenza del partito, votato da 33 membri dell'ufficio politico su 36, non lascia spazio a dubbi. Berlusconi, addirittura, parla di Fini al passato ("i litigi erano un prezzo troppo alto") e quasi lo deride quando, denunciando il suo venir meno dal ruolo istituzionale, nel documento ricorda con una punta di sarcasmo come il presidente della Camera avesse "rivendicato il suo ruolo superpartes" solo durante la campagna elettorale delle regionali. Per "non dare il suo sostegno" al bene comune del partito, rincara.

Per il premier l'atteggiamento "distruttivo" di Fini "non era prevedibile" ma ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del presidente del Consiglio". Accuse pesanti che quasi fanno passare in secondo piano il deferimento ai probiviri di Granata, Briguglio e Bocchino, annunciato nelle prime righe del documento che poi dedica le sei cartelle solo a Fini.

L'ex leader di An, dunque, sarebbe fuori dal partito. Ma lo si vorrebbe fuori anche dalla presidenza della Camera. E sembra non si tratti solo di una richiesta politica ad effetto alla quale, pur indirettamente, Fini risponde seccamente scandendo che la terza carica dello Stato non è "nelle disponibilità" del presidente del Consiglio.

Intanto la risposta politica dei finiani - costruita pezzo per pezzo durante tutta la giornata - arriva in contemporanea alla conferenza stampa del premier a Palazzo Grazioli e ai primi lanci d'agenzia: dimissioni dal gruppo e formazione di gruppi autonomi. I numeri, almeno quelli fatti circolare alla  Camera e al Senato fanno esultare gli uomini vicini a Fini, che ha però deciso di rinviare ad una conferenza stampa da tenere oggi la controreplica al premier. 

"Noi siamo responsabili, dissenso è di Fini"

"Si è presentato un dissenso da parte di Fini e degli uomini a lui vicini nei confronti del governo, della maggioranza e del presidente del Consiglio. Io non ho mai risposto, anzi ho sempre smentito i virgolettati che mi hanno attribuito. Noi abbiamo tenuto un comportamento responsabile, visto il momento di crisi che viviamo", sottolinea il premier.

"Governo non è a rischio"
"Riteniamo che non ci sia nessun rischio per il governo. Abbiamo la maggioranza nel Paese e il presidente del Consiglio gode di un consenso di oltre il 63%", ha detto Berlusconi rispondendo a chi gli chiedeva che l'eventuale nascita di gruppi finiani metta a rischio la tenuta dell'esecutivo.

Deputati finiani firmano dimissioni
I deputati finiani hanno firmato una lettera di dimissioni dal gruppo parlamentare del Pdl della Camera. Queste lettere sono ora nelle mani del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che, spiegano alcuni dei firmatari, le
userà "a seconda di quello che accadrà". Per quanto riguarda la possibilità di formare un gruppo di finiani a Palazzo Madama, secondo quanto si apprende, sarebbero pronti ad entrare nelle "file" di Fini anche i senatori Adriana Poli Bortone e Giovanni Pistorio.

Fini: "Non mi dimetto da presidente"
La presidenza della Camera non è nella disponibilità del presidente del Consiglio, io non mi dimetto. Così Gianfranco Fini, parlando con i suoi, ha commentato le pressioni che vengono dal Pdl e dal premier per le sue dimissioni. "Non è previsto né a livello costituzionale né a livello di regolamento che il presidente della Camera possa essere sfiduciato", fa sapere Massimo Siclari, ordinario di diritto costituzionale all'università Roma 3.