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Mills,Premier:contro me montatura

"Versamento non è mio,non lo conosco"

"Ho documenti che dimostrano in maniera inconfutabile che né io né Mediaset abbiamo a che fare con il caso Mills.

I soldi all'avvocato inglese sono stati versati da Diego Attanasio, che non ha niente a che fare con Mediaset e con me". Sono le parole di Silvio Berlusconi che poi ha chiarito di aver chiesto una rogatoria alla procura di Milano per fare gli accertamenti del caso mai presa in considerazione.

Berlusconi ha puntato il dito contro la campagna diffamatoria di cui è stato vittima con ampio risalto sui media internazionali. "Voglio fare qui una denuncia gravissima dell'ennesimo uso politico della giustizia tutta tesa a gettare discredito e destabilizzare e attaccare il governo italiano". "I giornali -sottolinea il presidente del Consiglio - hanno agito di concerto con la Procura di Milano, e come al solito si sono segnalati il Corriere della Sera e Paolo Mieli, lo stesso direttore che nel '94 aveva sul suo tavolo la richiesta di avviso di garanzia nei confronti del presidente del Consiglio".

Che sia una campagna diffamatoria e null'altro lo dimostrano le indagini da lui fatte svolgere e "che avrebbero dovuto essere svolte" dalla Procura di Milano perché ci sono documenti "che comprovano al di la' di ogni dubbio che la somma pervenuta all'avvocato David Mills deriva da un versamento di un terzo, che non ho mai conosciuto, che non ha niente a che fare con Fininvest, e cioe' dall'armatore Diego Attanasio. Un versamento correlato a sue proprie vicende societarie".

"Questi documenti -ha aggiunto il premier- erano depositati sin dal 1997 presso questa banca e sarebbe stato sufficiente per la Procura esperire una rogatoria (ne ha esperite centinaia nei confronti del mio gruppo), che era stata richiesta insistentemente dai miei legali. Questi documenti provano la mia assoluta estraneita', ma provano un'altra cosa non meno importante: che soltanto una persona dotata di una intraprendenza fuori dal comune e di consistenti capacita' economiche e' in grado di far fronte ad un attacco processuale di questo tipo. Qualsiasi altro cittadino sarebbe rimasto schiacciato dall'inerzia della Procura e dalla sua pervicace volonta' accusatoria".

L'inchiesta Mediaset condotta dalla Procura di Milano è per il premier "un ennesimo, gravissimo episodio di incontestabile uso politico della giustizia, un episodio contro il presidente del Consiglio, contro il leader politico del primo partito italiano, contro l'immagine e la credibilita' dell'Italia. Un fatto di assoluta gravita', perche' era teso a destabilizzare l'operato del presidente del Consiglio, a infangare internazionalmente l'immagine del'Italia, a turbare e ad influenzare l'elettorato, con la grave accusa rivolta al presidente del Consiglio di aver corrotto un testimone per il processo".

"Ritengo sia mio dovere assicurare ai milioni di cittadini italiani che ogni anno subiscono un processo -ha proseguito il capo dell'esecutivo- la certezza di avere un processo giusto a prescindere dai loro mezzi economici e dalle loro idee politiche, soprattutto a precsindere dalle loro idee politiche".