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Berlusconi sarebbe pronto a tornare in campo

Secondo i fedelissimi la scelta sarebbe determinata dalla vittoria alle primarie del centrosinistra di Bersani, contro il quale il cavaliere è convinto di "potersela giocare", cosa che invece non avrebbe potuto fare con Renzi

Ansa

Silvio Berlusconi sarebbe pronto ad annunciare che torna in campo: una decisione che, se le voci si riveleranno fondate, potrebbe essere stata determinata dalla vittoria di Bersani alle primarie del centrosinistra. Secondo i fedelissimi del Cavaliere, infatti, contro il segretario del Pd Berlusconi è convinto di "potersela giocare", mentre con Renzi la battaglia sarebbe stata molto più dura.

Bersani, infatti, "sarà costretto a dire qualcosa di sinistra", cioè a mettere in programma una patrimoniale, decisione contro la quale Berlusconi avrebbe gioco facile. E poi, essendo un uomo d'apparato, rappresenta "il vecchio". Senza contare che l'alleanza con Vendola, secondo il Cavaliere, condanna il Paese all'instabilità.

A rappresentare lo snodo per decidere se far cadere o meno le riserve sul lancio di un nuovo partito politico è però la legge elettorale: le trattative sono agli sgoccioli, e il testo della riforma dovrebbe andare al Senato, mercoledì mattina. L'argomento è stato discusso nel corso di una riunione fiume a via dell'Umiltà, dove oltre a Denis Verdini, Gaetano Quagliariello e Lucio Malan era presente Roberto Calderoli, da sempre in prima linea per trovare una mediazione.

Per Berlusconi la linea è chiara: nessun cedimento sulle preferenze e premio al partito e alla coalizione, con una soglia alta. Poche cose, che gli consentirebbero però di avere voce in capitolo nella composizione delle liste.

L'idea che Berlusconi possa tornare in campo, però, viene criticata da diversi esponenti di primo piano del partito, primo fra tutti Gianni Alemanno secondo il quale "la candidatura di Berlusconi sarebbe un atto irrazionale". Una presa di posizione che ha mandato su tutte le furie il Cavaliere, il quale a questo punto sarebbe pronto a dire addio a una fetta di dirigenti del Pdl che vengono da Alleanza Nazionale presentandosi alle elezioni con una sorta di coalizione insieme alla Lega e a Storace, non candidando tutti quelli che gli hanno voltato le spalle. Un progetto per realizzare il quale serve il "porcellum": non ha soglie, per il Senato si potrebbe contare ancora sulle regioni e non ci sono sbarramenti come quello proposto nella riforma del 5%. E quindi Berlusconi sarebbe pronto a bloccare la riforma, eventualmente anche facendo cadere il governo usando l'election day come casus belli: basterebbe pretendere che le elezioni politiche si tengano il 10 febbraio, data che il Colle giudica tecnicamente impossibile, per farsi dire no e far scoppiare quindi il caso, facendo mancare l'appoggio al governo e quindi bloccando anche la legge "ammazza-porcellum".