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Bersani: "Non chiedo a D'Alema di candidarsi"
La replica: "Non decide lui ma il partito"

Il segretario gela lʼex premier: "Chi ha fatto piuʼ di 15 anni deve chiedere una deroga" E sulle primarie avverte Renzi: "Niente scissioni, chi perde al servizio del vincitore"

LaPresse

"Non sono quello che nomina i deputati, non chiedo a nessuno di candidarsi". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, risponde alla domanda se chiederà a D'Alema di candidarsi. E, sulla deroga per chi ha fatto più di tre legislature piene, come prevede lo statuto del Partito democratico, sottolinea: "Sono uno che farà applicare le regole". La replica: "Non spetta a Bersani decidere, ma al partito".

Dopo la decisione di Veltroni di non ricandidarsi al parlamento, D'Alema aveva affermato: "Mi presenterò se il partito me lo chiederà". Le parole del segretario democratico, però, sembrano allontanare questa ipotesi: "Si può essere protagonisti senza essere parlamentari - ha spiegato Bersani prima di ribadire le regole previste dallo statuto del partito -. Chi ha fatto più di 15 anni deve chiedere una deroga singolarmente alla direzione nazionale".

Il limite fissato a tre mandati non sembra tuttavia convincere del tutto Bersani, eletto per la prima volta deputato nel 2001: "C'è gente che ne ha fatta una sola di legislatura e si chiama Scilipoti o Calearo. Sarà ora di guardare questa cosa del rinnovamento in modo un po' più serio". Per Bersani, "tutto questo tema" del ricambio generazionale "verrà risolto: la ruota girerà".

D'Alema: "Non decide Bersani"
"Sulle candidature decide il partito, non Bersani. Lo dice lo statuto". Massimo D'Alema replica così al segretario del Pd che ha ricordato come l'ex presidente del Consiglio, per poter essere in lista, dovrà chiedere una deroga alla direzione nazionale. "Valuteremo" ha chiuso D'Alema.

Primarie, Bersani: "Nessuna scissione"
Se il sindaco di Firenze Matteo Renzi dovesse sconfiggere Bersani alle primarie, Il Pd non si frantumerà. Ne è convinto lo stesso segretario: "Non vedo scissioni all'orizzonte. Prima c'e' l'Italia, poi la ditta e poi le persone. Io sono convinto che a poco a poco si comprenderà in Italia che questo partito è l'unica carta che Italia può giocare per affrontare problemi".

"Chi perde al servizio del vincitore"
Pier Luigi Bersani lancia un avvertimento ai suoi avversari alle primarie, Matteo Renzi in testa: "Siamo competitori, non nemici. Si gioca ad armi pari, chi vince vince e poi tutti lì a sostenere il candidato dei progressisti".