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Napolitano e Mancino, la storia delle intercettazioni sull'inchiesta Stato-mafia

La ricostruzione delle polemiche che hanno accerchiato il Capo dello Stato

LaPresse

Al centro delle polemiche ci sono le conversazioni telefoniche tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino datate fine 2011. Le chiacchierate tra i due sono state registrate nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte trattative tra Stato e mafia negli anni delle stragi: 1992 e 1993. Il responsabile dell'inchiesta era il procuratore Antono Ingroia della Procura di Palermo.

E' il 15 giugno 2012, sulla stampa iniziano a circolare indiscrezioni sulle intercettazioni tra Mancino e il magistrato Loris D'Ambrosio, Consigliere per gli Affari giuridici del Presidente della Repubblica. Nei colloqui, l'ex vicepresidente del Csm manifesta preoccupazione sull'indagine in corso e chiede un intervento del Quirinale.
Passano poche ore e dalla Presidenza arriva una risposta con una nota “Ovvie ragioni di correttezza istituzionale rendono naturale il più rigoroso riserbo, da parte dei consiglieri, circa i loro rapporti con il Capo dello Stato. Parlare a questo proposito di "misteri del Quirinale" è soltanto risibile». Viene anche resa nota la lettera che il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, ha inviato il 4 aprile al Procuratore generale della Corte di cassazione, con la quale, spiega sempre la nota, «il Presidente Napolitano ha richiamato l'attenzione di un suo alto interlocutore istituzionale su esigenze di coordinamento di diverse iniziative in corso presso varie Procure».

Il 21 luglio interviene direttamente Napolitano dicendo “Negli ultimi giorni si è alimentata una campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del Presidente della Repubblica e dei suoi collaboratori”. Il giorno successivo è il pm di Palermo Di Matteo a dire che le intercettazioni che riguardano Napolitano verranno distrutte. Tutto però si blocca visto che le intercettazioni possono essere distrutte solo nel caso in cui il gip le ritenga irrilevanti.

Il 16 luglio Napolitano solleva il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura di Palermo per le decisioni prese. Anche se riferite a intercettazioni indirette (la persona intercettata non era il Capo della Stato), tali scelte sono considerate da Napolitano lesive di prerogative attribuitegli dalla Costituzione.

Il 26 luglio muore improvvisamente, colpito da infarto, il consigliere Loris D'Ambrosio ed è lo stesso Napolitano a dare la notizia.

Il 29 agosto la polemica si accende sulle anticipazioni del servizio di copertina del settimanale "Panorama", secondo il quale sarebbe in atto una manovra per ricattare Napolitano, lasciando intendere che nelle conversazioni intercettate il Capo dello Stato esprimerebbe severi giudizi su Silvio Berlusconi,Antonio Di Pietro e i magistrati di Palermo.