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Lavitola si fa vivo: "Sono un capro espiatorio"

"Non ho tratto vantaggi economici alle spalle del premier. Ho avuto solo guai"

Ansa

Valter Lavitola si fa vivo dalla latitanza per dichiarare che non accetterà che "passi la teoria mediatica che da questa vicenda abbia tratto alle spalle di Berlusconi o di Tarantini vantaggi economici.

Lo dimostrerò facilmente, documenti alla mano" afferma in una nota l'ex direttore-editore dell'Avanti. "Ora si dirà anche che ho frodato lo Stato con l'Avanti! E' ovvio che un capro espiatorio è necessario". Ma "Il tempo è galantuomo", conclude.

Valter Lavitola parla in relazione all'inchiesta della procura di Napoli che lo accusa di un presunto ricatto al presidente del Consiglio, messo in atto con Gianpaolo Tarantini e la moglie Nicla. Inchiesta nella quale è stato richiesto il suo arresto al quale finora si è sottratto recandosi all'estero.

L'ex direttore dell'Avanti parla anche del deputato e avvocato difensore del premier, Niccolò Ghedini. Dal rapporto con Berlusconi, Ghedini ha avuto "fama, potere e laute parcelle. Io un mare di guai". "E' vero che Ghedini e Letta si opposero alla mia candidatura e ricordo bene che avendola ritenuta una vigliaccata ero infuriato - dice ancora nella nota, confermando quanto detto dall'avvocato del premier ai magistrati -. Sarebbe però interessante se spiegassero perché Berlusconi sosteneva la mia candidatura e perché loro posero il veto".

La nota contiene un duro attacco a Ghedini che "non è Berlusconi e quindi di lui non mi sono mai, dico mai, fidato...". "Io e lui, da soli - prosegue Lavitola - abbiamo avuto, grazie a Dio, solo due colloqui, entrambi a Grazioli, nello studio cosiddetto Letta. Io non ho mai voluto averci a che fare". Dunque "ricordi Ghedini che la diffidenza e la disistima è stata sempre reciproca". L'ex direttore de L'Avanti dice di non sapere "quali danni abbia fatto, se non aiutare Tarantini ed esporre il petto sulla vicenda 'Montecarlo"'.

"Quando accettai di aiutare Tarantini, sapevo che era un rischio. E quindi non me ne dolgo affatto. Certo, ora si dirà anche, che ho frodato lo Stato con l'Avanti! E magari esportato pesce avvelenato. E' ovvio che un capro espiatorio è necessario. Il tempo è galantuomo".

Poi torna ad attaccare Ghedini. "In fin dei conti, avrebbe fatto pochi danni. Se solo non si fosse occupato della politica sulla giustizia, il Governo, in materia, avrebbe fatto senz'altro meglio". Grazie a Dio Berlusconi sta a Ghedini come l'Oceano a una piccola palude".

Lavitola risponde anche a Marinella Brambilla, la segretaria del premier. "Quando Marinella ha detto che aveva la sensazione che io mi approfittassi, credo che avesse ragione. Avendo lei stessa affermato di non essere a conoscenza di movimenti economici, è evidente che si riferisse al fatto che chiedevo frequenti appuntamenti, nei quali quasi mai si parlava di Tarantini". E conclude: "non accetterò che passi la teoria mediatica che da questa vicenda abbia tratto alle spalle di Berlusconi o, peggio, di Tarantini, vantaggi economici. Lo dimostrerò facilmente, documenti alla mano".

Venerdì il Riesame decide su Tarantini
Intanto, è attesa per venerdì, alle 13, l'udienza del tribunale del riesame di Napoli chiamato a decidere sulla scarcerazione di Gianpaolo Tarantini, che è recluso a Poggioreale, e dello stesso Valter Lavitola, ancora latitante. La procura ha dato parere favorevole per concedere i domiciliari all'imprenditore barese.