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Riforme, Di Maio sfida il Pd: "Voterete l'immunità? Le alternative ci sono"

Lʼesponente M5S: "Eʼ incredibile che Roberto Calderoli, il padre del Porcellum, dopo dieci anni metta a segno un altro colpo da brividi: lʼennesimo vergognoso privilegio alla politica"

luigi di maio
ansa

"Sembra incredibile, ma a distanza di 10 anni il padre del Porcellum, Calderoli, mette a segno un altro colpo: l'immunità parlamentare per sindaci e consiglieri regionali in Senato.

Il Pd voterà l'ennesimo vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l'accordo con Berlusconi e Lega?". Lo scrive il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S), che sempre al Pd dice: "Basta con l'alibi che non ci sono alternative. Siamo pronti a discutere".

Di Maio attacca dunque senza mezzi termini "colui che ideò la legge elettorale più incostituzionale della nostra storia", cioè Calderoli appunto, definendo l'immunità per sindaci e consiglieri regionali "un altro colpo da brividi" e ricorda che "nel Movimento 5 Stelle i nostri parlamentari hanno finora sempre rinunciato a qualsiasi immunità perché vogliamo essere cittadini comuni, senza godere di alcun privilegio, eccetto quello di essere portavoce di milioni id italiani".

E avverte, ancora rivolto al Pd: "Sappiate che il vostro alibi preferito, 'non ci sono alternative', ormai non funziona più. Avete avuto la nostra disponibilità a discutere. Date una risposta agli italiani".

Romani: "Mai chiesto l'immunità"

- "E' una questione che non ci riguarda; il ripristino dell'immunità non l'avevamo chiesta noi, non ne sapevano nulla, e l'abbiamo letta solo guardando gli emendamenti dei relatori", ha detto Paolo Romani, capogruppo di Fi in Senato. "Non entro in una polemica inutile e di bassissimo livello scatenata da M5s e oltretutto l'immunità mi sembra anche impropria, visto che parliamo di Consiglieri regionali e sindaci".

I tecnici del Senato: via l'immunità, ipotesi da approfondire

- L'ipotesi di abrogare l'immunità parlamentare per i senatori, prevista dal ddl del governo, è da "approfondire, anche alla luce del principio di ragionevolezza", secondo quanto si legge nel dossier sulle riforme, preparato dall'ufficio studi del Senato e depositato in commissione ad aprile, quando si aprì il dibattito sul tema.

Il dossier osserva che il ddl del governo "introduce una non marginale differenziazione" tra deputati e senatori per quanto riguarda le prerogative fra i due rami del Parlamento. "L'assetto costituzionale risultante - scrivono i tecnici di Palazzo Madama - sul punto si risolve in una sostanziale equiparazione del trattamento normativo previsto per i senatori a quello previsto per i consiglieri regionali" che oggi non hanno immunità.

D'altra parte il ddl del governo "conferma che il Presidente della Repubblica, dopo la cessazione del mandato, diviene senatore di diritto e a vita" e in questo caso per lui si determinerebbe "una riduzione delle prerogative sulla libertà personale e sulle comunicazioni". L'esclusione dell'immunità, nel ddl Boschi-Renzi, riguarda tutti "i senatori, siano essi ordinari o, come nel caso dell'ex presidente della Repubblica, di diritto e a vita". E "tale 'reductio' potrebbe ritenersi propria anche dei senatori a vita attualmente in carica, a meno che il permanere nella stessa carica non si intenda in modo comprensivo del medesimo status".

La Corte costituzionale, ricorda il dossier, in alcune sentenze aveva sottolineato "la differenza fra le attribuzioni delle assemblee regionali e quelle delle Camere del Parlamento: mentre le prime si svolgono 'a livello di autonomia', le seconde riflettono la specifica posizione delle Camere quali 'organi immediatamente partecipi del potere sovrano dello Stato, e percio' situati al vertice dell'ordinamento, in posizione di assoluta indipendenza e di reciproca parità".

Certo, osserva l'ufficio studi di Palazzo Madama, il ddl del governo "differenzia in modo rilevante la posizione del nuovo Senato delle autonomie da quella della Camera dei deputati, in un quadro che potrebbe ritenersi non più caratterizzato da reciproca parità: in questo quadro potrebbe rinvenirsi il fondamento di un sistema differenziato di immunità".

Tuttavia il Senato sembra rimanere "organo immediatamente partecipe 'del potere sovrano dello Stato'" a causa delle funzioni che svolge, come "la partecipazione pur limitata al procedimento legislativo ordinario" e la partecipazione paritaria alla funzione legislativa costituzionale.

Insomma, conclude il dossier, se si ritiene che "il Senato conservi la natura di organo immediatamente partecipe "del potere sovrano dello Stato", l'equiparazione dei suoi componenti, in tema di prerogative, ai componenti dei consigli regionali potrebbe ritenersi da approfondire, anche alla luce del principio di ragionevolezza".