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Lavoro e riforme, fuoco amico su Renzi: la minoranza Pd alza la voce

Bersani: "Sul Jobs Act intenzioni surreali". Cuperlo: "Vogliamo capire dove si va a parare". Orfini: "Occorrono correzioni importanti"

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Dopo la "tregua" seguita al trionfo di Renzi alle europee, la minoranza del Pd torna ad alzare la voce. Al centro del confronto, che vede bersaniani e cuperliani contro il premier, ci sono in particolare il Jobs Act e le riforme messe in cantiere dal governo. E per provare a vincere la battaglia su temi cari come l'articolo 18, gli esponenti dell'opposizione interna starebbero unendo le forze.

Lunedì sera Massimo D'Alema ha incontrato a cena diversi esponenti della minoranza, come ha raccontato il Corriere della sera. Mercoledì sera a Montecitorio una ventina di deputati e senatori della minoranza dem, membri delle commissioni Affari costituzionali delle due Camere, si sono confrontati in una riunione convocata da Area riformista e aperta a tutte le anime della minoranza. Con Bersani e Gianni Cuperlo si è fatto il punto sulle modifiche da chiedere al ddl costituzionale e alla legge elettorale. Senza toni da barrita, assicurano i presenti, ma nella convinzione diffusa che sia sbagliato accelerare l'iter dell'Italicum, come intende fare Renzi.

Cuperlo: "Nessuno vuole bloccare il governo" - Le critiche arrivano soprattutto sui provvedimenti dell'esecutivo. Sul Jobs Act le intenzioni del governo sono "surreali", scandisce Pier Luigi Bersani. "Non siamo i Flinstones", uomini della pietra, al cospetto degli "innovatori" renziani, afferma Gianni Cuperlo: "Qua nessuno vuole arrestare l'azione del governo, ma capire" dove si va a parare. Anche il presidente del Pd, il "giovane turco" Matteo Orfini, che in questi mesi non ha fatto mancare il suo sostegno a Renzi, chiede una discussione nella direzione convocata per il 29 e "correzioni importanti" alla delega.

La segreteria apre alla minoranza - Così, mentre scorrono le dichiarazioni degli esponenti della minoranza, si appanna l'immagine "plurale" data in mattinata dalla prima riunione della nuova segreteria di Renzi, che conta quattro esponenti della minoranza (alla "giovane turca" Paris, la delega pesante degli Enti locali). Emozionati i debuttanti. Renzi gli parla per quasi un'ora del ruolo che hanno in una segreteria che è "luogo di elaborazione di politica vera", dove bisogna stare con "l'orgoglio di appartenere al primo partito d'Europa". A ciascun membro della squadra il premier illustra le deleghe, riepilogando la linea del governo sui temi che vanno dalla scuola, al lavoro, alle riforme. Il segretario raccomanda riservatezza ma anche attenzione a comunicare bene quello che si fa, in tv e sui social network. E promette che la segreteria è destinata a durare a lungo, il tempo della legislatura.