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Governo, parte la battaglia per i sottosegretari e i viceministri

Attese entro giovedì almeno 45 nomine

graziano delrio
agenzia

Rispetto a uno dei governi più snelli della storia italiana - 16 ministri - sono di certo diversi i numeri in ballo nel toto-sottosegretari partito in queste ore: numeri che oscillano tra le 40 e le 50 nomine (circola la cifra di 43) e sui quali stanno lavorando Graziano Delrio, Lorenzo Guerini e Luca Lotti, tra gli uomini più vicini al premier Matteo Renzi.

Due i rebus sui cui si dovrà trovare il giusto equilibrio: quello di non scontentare i partiti della maggioranza e quello di affiancare ad una compagine ministeriale giovane nomi d'esperienza, confermando alcuni dei sottosegretari e viceministri dell'era Letta.

L'ipotesi che per ora si percorre è quella di assegnare 22 posti al Pd, 10 all'Ncd, 5 a Scelta Civica, 5 ai Popolari, 1 ai Socialisti e 1 al Centro democratico di Tabacci e Pisicchio.

Un lavoro a tempi record, comunque, che potrebbe essere ultimato tra domani e giovedì, quando Renzi probabilmente convocherà il Cdm per le nomine di sottosegretari e viceministri. La base "numerica" da cui partire sarà quella di 2 sottosegretari per ministero, più le deleghe da assegnare alla presidenza del Consiglio, con qualche eccezione per i ministeri più pesanti, Economia ed Esteri su tutti.

In via XX Settembre Luigi Casero (Ncd) viaggia verso la conferma mentre il nome nuovo è quello di Enrico Morando (Pd), ex presidente della Commissione Bilancio del Senato. Outsider, ma non troppo, anche Ernesto Maria Ruffini, tra i protagonisti della Leopolda.

Allo Sviluppo Economico probabile la conferma di Simona Vicari (Ncd) e Claudio De Vicenti (Pd) ma in pole c'è anche un altro viceministro del governo Letta, il montezemoliano Carlo Calenda.

E conferme emergono anche alla Farnesina, dove Lapo Pistelli (Pd) e Mario Giro (Ncd) non dovrebbero traslocare. Ai due potrebbe aggiungersi un terza figura come quella di Mario Mauro (Pi) se accetterà la retrocessione da ministro a vice. Sempre alla Farnesina è legato uno dei nodi di queste ore, quello della delega agli Affari Ue, che potrebbe essere assegnata agli Esteri o alla presidenza del Consiglio.

Altro nodo, questa volta più politico, è quello legato ad Enrico Costa (Ncd), possibile sottosegretario (o viceministro) alla Giustizia con Nunzia De Girolamo che, a quanto si apprende, vorrebbe sostituirlo come capogruppo alla Camera.

In corsa sono anche Benedetto Della Vedova e Irene Tinagli (in ballo con il collega Pietro Ichino al Lavoro) in quota Sc, Simona Bonafé, Angelo Rughetti e Luca Lotti (si ipotizza per quest'ultimo anche la nomina a sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi) tra i renziani. Difficile però, che il 31enne la spunti sull'attuale titolare della poltrona, il Pd Marco Minniti, già scelto da Enrico Letta per la gestione dell'intelligence, e avvistato ieri a Palazzo Madama al fianco di Renzi: qualche senatore avrebbe addirittura "avvistato" un bigliettino indirizzato dallo stesso sottosegretario al neo Premier.

Verso la conferma Erasmo De Angelis (Pd), alle Infrastrutture, mentre resta in bilico la delicata delega all'Editoria affidata da Letta a Giovanni Legnini. Una nomina di rottura, infine, potrebbe essere quella di Ivan Scalfarotto per la delega a Pari Opportunità, Droga e Diritti Civili. In un ruolo che, nell'ultimo governo Berlusconi, fu ricoperto da Carlo Giovanardi.

L'ex ministro agli Affari Europei Enzo Moavero potrebbe restare interlocutore di Bruxelles ma come sottosegretario a Palazzo Chigi, con delega su questa materia. Sempre che non prevalga lo spirito accentratore già dimostrato da Renzi che, in vista del semestre europeo, potrebbe decidere di tenere per sé anche questa prerogativa.