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Foley,Di Battista:colpa di violenza Usa Grillo: "Non stiamo con i terroristi"

"Schifezze di Renzi", accusa il leader M5S, mentre Di Battista lega lʼuccisione del reporter allʼimperialismo americano e su Facebook scrive: "Sono stato definito assassino solo per aver espresso delle idee"

alessandro di battista
ansa

"La violenza indecente, barbara, inaccettabile subita" da James Foley è "in parte, figlia della violenza indecente, barbara, inaccettabile subita dai detenuti nel carcere di Abu Ghraib". Così recita un post di Alessandro Di Battista, parlamentare M5S, che torna a parlare di Iraq legando, attraverso una serie di passaggi, la morte del reporter all'"imperialismo" Usa. "Ho ricevuto ogni genere di insulto in questi giorni", ha aggiunto Di Battista.

Grillo: "M5S con i terroristi? Schifezze di Renzi" - Anche Beppe Grillo interviene per sostenere Di Battista dopo il post sull'Iraq e le dichiarazioni su Foley e per chiarire che il M5S "non sta con i terroristi". "Non sono né scomparso né latitante - dice in un post-videomessaggio pubblicato sul blog -. Intervengo perché c'è una campagna stampa contro il M5S che è vergognosa: siamo a favore del terrorismo, dialoghiamo con i terroristi e non con il governo... Queste sono schifezze del nostro ebetino presidente del Consiglio". E ancora: "Io vedrò se ci sono gli estremi per chiedere a Renzi i danni in nome mio e del popolo italiano".

Ecco invece il post integrale pubblicato da Di Battista su Facebook:

Ho ricevuto ogni genere di insulto in questi giorni. "Terrorista”, "assassino”, "soggetto pericoloso per la società”. Un giornale ha anche scritto che avrei intenzione di farmi esplodere in una metro. Il tutto per aver espresso delle idee, riportato dei fatti e provato a "capire”, un atto che rivendico con tutto me stesso. Mi domando cosa possa succedere se dovessi mai compiere uno di quei reati tanto cari ad esponenti di quei partiti che i giornali che mi hanno infangato portano sul palmo della mano. Qualcuno, in rete, mi ha anche augurato di fare la fine di quel povero reporter americano.

A quel poveretto gli hanno messo addosso un divisa simile a quella indossata dai prigionieri a Guantanamo. Io penso che la violenza indecente, barbara, inaccettabile che ha subito quel ragazzo sia, in parte, figlia della violenza indecente, barbara, inaccettabile subita dai detenuti nel carcere di Abu Ghraib. Le violenze commesse in quella prigione furono senz'altro figlie di quel desiderio di vendetta che molti americani hanno provato dopo l'indecente, barbaro, inaccettabile attentato alle Torri Gemelle quest'ultimo anche figlio dell'indecente, barbaro, inaccettabile imperialismo nordamericano (l'imperialismo non è soltanto nordamericano) che ha portato milioni di persone a morire di fame.

Si potrebbe continuare all'infinito ma serve a qualcosa? Ha qualche utilità sapere "chi ha sparato per primo”? Ho provato a mettere in discussione il pensiero dominante. In tanti hanno letto quel che ho scritto (la "macchina del fango” almeno a qualcosa serve) e di questo sono contento altri si sono fermati a una frase letta su qualche giornale. A questi ultimi consiglio di leggere tutto quello che ho scritto nella sua interezza, lo trovate qui http://www.beppegrillo.it/2014/08/isis_che_fare.html

Il pensiero dominante ha scelto di contrastare il terrorismo in modo totalmente fallimentare e questo è un fatto. Possibile che, nel 2014, l'essere umano, capace di conquiste scientifiche e tecnologiche straordinarie, pensi ancora che l'unico modo per risolvere un conflitto sia la violenza, siano le bombe o armare qualcuno? Dopo l'11 settembre 2001 si è scelta una strada. Si sono inseriti concetti nuovi: "guerra giusta”, "bombe intelligenti”, "guerra preventiva”, "esportazione di democrazia”. E' possibile mettere in discussione tutto questo? E' possibile affermare che le orrende violenze commesse in questi giorni dall'ISIS siano collegate a quel che è accaduto negli ultimi anni in Medio Oriente?

Ci sono paesi, come quelli dell'ALBA che, al netto di tutti i loro difetti e limiti, stanno introducendo nuove visioni di sviluppo. Perché non chiedere a loro idee e proposte per gestire la crisi mediorientale, una crisi che non riguarda certamente soltanto l'Iraq? Vi sembra davvero sensato obbedire, ancora una volta, a Washington nonostante non ne abbia fatta una giusta?

Armare porta alla guerra e, come scrisse Terzani, "non c'è mai stata una guerra che ha messo fine alle guerre". Questi giorni mi hanno insegnato due cose molto importanti. La prima è che non basta certo una strumentalizzazione becera a farmi smettere di impegnarmi a fondo in quello in cui credo. La seconda è che fare quel che si ritiene giusto al posto di quel che conviene ti fa vivere sostanzialmente male ma sostanzialmente ti fa sentire vivo. A riveder le stelle!