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"Business dell'immigrazione", Ong furiose ma Di Maio insiste

Lʼorganizzazione umanitaria "valuterà in quali sedi intervenire a tutela della propria credibilità". Save the Children: "Nostra missione al di sopra dei sospetti". Il blog di Grillo: "Vogliamo la verità"

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Medici Senza Frontiere, Save the children e altre Ong sono furiose e "indignate" per gli attacchi al lavoro in mare da parte di alcuni esponenti della politica.

Ovvio il riferimento a Luigi di Maio che aveva attaccato le Ong che soccorrono i migranti accusandoli di essere coinvolti nel "business dell'immigrazione". L'esponente di M5s è quindi tornato sull'argomento: "Chi reagisce chiudendosi a riccio o minacciando evidentemente ha qualcosa da nascondere".

"Le accuse contro le Ong in mare - afferma il presidente di Msf, Loris De Filippi - sono vergognose, ed è ancora più vergognoso che siano esponenti della politica a portarle avanti, attraverso dichiarazioni false che alimentano l'odio e discreditano organizzazioni che hanno come unico obiettivo quello di salvare vite. È una polemica strumentale che nasconde le vere responsabilità di istituzioni e politici, che hanno creato questa crisi umanitaria lasciando il mare come unica alternativa".
"Se ci fossero canali legali e sicuri per raggiungere l'Europa - prosegue De Filippi - le persone in fuga non prenderebbero il mare e si ridurrebbe drasticamente il business dei trafficanti. Se ci fosse un sistema europeo di aiuti e soccorsi in mare non ci sarebbe bisogno delle Ong".
Medici senza Frontiere esporrà il proprio punto di vista alle istituzioni il 2 maggio, nel corso di un'audizione alla Commissione Difesa del Senato.

Altrettanto netto il commento di Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia: "Le operazioni della nostra nave avvengono sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana e respingiamo con forza ogni accusa della piu' minima connessione con i trafficanti. La 'Vos Hestia' opera solo in acque internazionali e non e' mai entrata in acque libiche". "La missione di Save the Children e' quella di salvare i bambini e non possiamo rimanere a guardare mentre affogano".

Di "vergognosa speculazione" parla Intersos, organizzazione umanitaria che partecipa, in collaborazione con l'Unicef, alle operazioni di soccorso sulle navi della Guardia Costiera Italiana. "Se siamo li', e' per fermare una strage. Se a qualcuno questo lavoro non piace, dica con chiarezza che preferisce un morto annegato ad un essere umano tratto in salvo".

Il ministro Orlando affida a Facebook il suo sdegno: "Voglio dirlo, se ci sono singole responsabilita' vanno individuate e colpite. Ma sparare nel mucchio, seduti comodi in giacca e cravatta in uno studio televisivo o sfoggiando felpe davanti alle telecamere, e' cinico e offensivo". E il direttore di Migrantes (Cei), mons. Giancarlo Perego, tuona: "Credo che queste accuse abbiano dietro una visione ipocrita e vergognosa di chi non vuole salvare in mare persone in fuga e di chi non vuole fare canali umanitari, combattendo cosi' cio' che va combattuto realmente: il traffico di esseri umani che finanzia il terrorismo".

Dal Movimento 5 stelle, pero', nessuna marcia indietro. Sul blog di Grillo, con un post firmato dall'eurodeputata Laura Ferrara, si precisa di non voler "fare di tutta l'erba un fascio", ma "vogliamo - si legge - tutta la verita' sul ruolo delle Ong, vogliamo chiarezza e trasparenza, anche a tutela del lavoro di quelle Ong che da anni contribuiscono con sacrificio e dedizione a salvare vite umane nel Mediterraneo". A stretto giro, su Facebook, anche la replica di Di Maio: "Sul ruolo di alcune Ong nel Mediterraneo non chiedo di far luce solo io, non chiede di far luce solo il Movimento 5 Stelle, lo chiedono soprattutto un'inchiesta della magistratura di Catania e due rapporti dell'agenzia Frontex che conosciamo grazie al Financial Times. Chi reagisce chiudendosi a riccio o minacciando - conclude - evidentemente ha qualcosa da nascondere".

Proprio il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che indaga sui salvataggi da parte delle Ong, torna sulla necessita' di trovare riscontri: "Noi dobbiamo trasformare le conoscenze in prove, e non e' facile. L'importante e' affrontare il fenomeno non soltanto dal punta di vista giudiziario, perche' non lo risolve, ma complessivo. E bisogna fare presto".