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Wikileaks, Assange a Londra: "Se perdo all'Onu accetterò l'arresto"

Lʼattivista australiano si dice "pronto a lasciare la sede dellʼambasciata dellʼEcuador venerdì a mezzogiorno"

Wikileaks, Assange a Londra:
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"Accetterò di essere arrestato dalle autorità britanniche se l'Onu si esprimerà contro di me".

Lo sostiene Julian Assange sull'account Twitter di Wikileaks. L'attivista australiano, accusato di stupro, sarebbe "pronto a lasciare la sede dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra a mezzogiorno di venerdì", si legge ancora. Le Nazioni Unite sono chiamate a esprimersi sulla richiesta di liberazione del fondatore di Wikileaks.

"Se l'Onu dovesse annunciare che ho perso il mio caso contro Gran Bretagna e Svezia, uscirò dall'ambasciata per accettare l'arresto da parte della polizia britannica, in quanto non ci sarebbe più una prospettiva di appello - ha scritto Assange -. Se tuttavia dovessi avere la meglio, mi aspetto l'immediata restituzione del mio passaporto e la fine di ulteriori tentativi di arrestarmi".

Il caso - La decisione cui il fondatore di Wikileaks fa riferimento riguarda un gruppo di lavoro dell'Onu sulle detenzioni arbitrarie che deve stabilire se i tre anni passati da Assange nella ambasciata dell'Ecuador a Londra possano essere considerati alla stregua di una detenzione illegale.

Il timore dell'estradizione negli Usa - Il 19 giugno 2012 Assange si era rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra al termine di un lungo processo legale nel Regno Unito, che si era concluso a favore della sua consegna alle autorità della Svezia, dove è indagato per reati sessuali. Ora il giornalista australiano vuole evitare a tutti i costi l'estradizione in Svezia perché teme che da lì sarebbe poi inviato agli Stati Uniti, dove potrebbe affrontare un processo per i segreti sulla sicurezza statunitense rivelati da Wikileaks.