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Usa, la Corte Suprema conferma il bando di Trump contro i musulmani

Dai giudici arriva il via libera definitivo al provvedimento riguardante i cittadini di alcune nazioni a maggioranza islamica: "Eʼ legale"

Usa, la Corte Suprema conferma il bando di Trump contro i musulmani - foto 1
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La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato il "Muslim ban", il bando emanato dal presidente Donald Trump contro gli immigrati provenienti da alcuni Paesi musulmani.

Con una decisione sofferta (cinque voti a quattro) i giudici hanno respinto la tesi secondo la quale il provvedimento discrimina i fedeli islamici o eccede l'autorità del numero uno della Casa Bianca.

La Corte suprema americana ha quindi stabilito che Trump non ha violato la costituzione statunitense quando nel settembre dello scorso ha firmato un provvedimento per vietare l'ingresso in America alle persone di alcune nazioni a maggioranza musulmana: Libia, Iran, Somalia, Siria e Yemen, oltre a Corea del Nord e ad alcuni cittadini legati al governo del Venezuela. Il Sudan è invece stato depennato dalla lista rispetto ai precedenti provvedimenti; quella di settembre rappresenta infatti la terza versione del "travel ban", dopo che i precedenti due erano stati bloccati perché ritenuti incostituzionali da diversi tribunali americani.

Come detto, il via libera è arrivato con cinque voti a favore da parte dei giudici supremi, a fronte dei quattro contrari. L'ok definitivo pone fine quindi ad una disputa iniziata a gennaio 2017, quando Trump (in carica da appena una settimana), firmò il primo "travel ban".

Nel corso di un anno e mezzo le diverse versioni del provvedimento sono state più volte contestate da vari tribunali, che accusavano il documento di prendere di mira una minoranza religiosa, nonostante l'inserimento nel bando di Corea del Nord e (parzialmente) Venezuela. Il divieto comunque era entrato in vigore già lo scorso dicembre, quando i nove giudici supremi avevano accettato di esaminare il caso. Ai cittadini dei Paesi citati perciò non è permesso entrare in Usa né per motivi di lavoro né per viaggio o studio.

Per Trump (che ha twittato la sua soddisfazione dopo la decisione della Corte Suprema) il provvedimento ha importanza fondamentale nella protezione della sicurezza nazionale.