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Svizzera, il Ticino dice "sì" ai limiti per i lavoratori frontalieri

Il testo voluto dallʼultradestra passa con il 58% dei voti. Gentiloni: "Senza libera circolazione, i rapporti con lʼUe sono a rischio"

I cittadini del Canton Ticino chiedono che si pongano limiti ai lavoratori frontalieri.

Il referendum "Prima i Nostri", promosso dalla destra nazionalista Udc, ha infatti ottenuto il 58% di sì. Il voto degli elettori del cantone svizzero al confine con l'Italia, dove lavorano ogni giorno circa 62mila frontalieri, ha però un significato solo "politico": la materia è infatti di competenza statale.

Il testo chiede una modifica della Costituzione svizzera sul mercato del lavoro, perché "venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio". Il controprogetto all'iniziativa "Prima i nostri" è stato invece respinto dal 57,4% dei ticinesi.

La decisione spetta però a Berna - Come recita il sito dei promotori del referendum, l'iniziativa "dà al Consiglio di Stato il preciso mandato di mettere in atto tutte le misure concrete per respingere la pressione al ribasso sui salari, evitare la sostituzione sistematica dei lavoratori residenti e assicurare che i ticinesi abbiano la precedenza nel mercato del lavoro". "Prima i nostri", viene precisato, "necessiterà di una legge di applicazione che verrà votata dal Gran consiglio", ma la decisione finale appartiene al Consiglio Federale e al Parlamento di Berna.

Gentiloni: "A rischio i rapporti con l'Ue" - Il "referendum antifrontalieri non ha per ora effetti pratici, ma senza libera circolazione delle persone, i rapporti tra Svizzera e Ue sono rischio". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

Maroni: "Predisporremo adeguate contromisure" - Immediata anche la reazione del governatore lombardo, Roberto Maroni, che su Facebook assicura: "Predisporremo le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori. Il Canton Ticino ha votato per bloccare l'ingresso a decine di migliaia di lavoratori lombardi (lavoratori, non immigrati clandestini) che ogni giorno attraversano il confine per lavorare (regolarmente) in Svizzera. Accettiamo l'esito del referendum, naturalmente, ma vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nell'introduzione di discriminazioni o violazioni delle norme che tutelano i nostri lavoratori".

Comi: "Capolavoro di irresponsabilità" - "Stiamo assistendo ad un capolavoro di irresponsabilità - commenta Lara Comi, eurodeputato al Parlamento Europeo di Forza Italia e vicepresidente del Partito Popolare Europeo -. Le forze politiche locali che hanno promosso e portato alla vittoria il referendum che declasserà i frontalieri italiani non sono consapevoli delle conseguenze che ora ci saranno proprio per i cittadini svizzeri. E' infatti inaccettabile il trattamento riservato oggi ai nostri connazionali: è ampiamente finito il tempo in cui gli italiani, come dopo la Seconda Guerra Mondiale in Belgio, erano considerati poco più che bestie da lavoro".