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Duro scontro tra Clinton e Trump su Wikileaks

LʼOnu: "Trump un pericolo per il mondo". Donald elogia la pubblicazione delle email dello staff di Hillary. Per il team Clinton si è di fronte a un hackeraggio propagandistico

Donald Trump plaude a Wikileaks, che nei giorni scorsi ha diffuso 50mila email hackerate di John Podesta, presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton, e definisce l'avversaria nella corsa alle presidenziali "strumento di un establishment corrotto che sta pervadendo il nostro Paese e minando la sovranità della nazione".

La replica dello staff Clinton non si è fatta attendere: "Assange aiuta i repubblicani ma dietro c'è la Russia".

Trump con Wikileaks: "Una finestra nei corridoi segreti della politica" - Trump ad un raduno in Florida, a Panama City parla di Wikileaks come di una "finestra" nei "corridoi segreti del potere governativo". E' quindi tornato a minacciare di istituire, se eletto, un tribunale speciale per indagare sulle email spedite dalla Clinton da un indirizzo privato quando era segretario di Stato. La candidata democratica alle presidenziali è stata già indagata per la vicenda senza che i giudici abbiano ravvisato alcun crimine da parte sua. "Dobbiamo indagare su Hillary - ha detto Trump in Florida - e dobbiamo indagare sull'indagine".

Il capo dei Diritti umani Onu: "Trump pericoloso per il mondo" - Ma sul candidato repubblicano arriva una pesante tegola dai vertici delle Nazioni Unite. L'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu, il principe giordano Zeid Ra'ad Al-Hussein, ha detto: "Credo che se Donald Trump fosse eletto, sulla base di quello che ha già detto e a meno che non cambi, sarebbe pericoloso da un punto di vista internazionale". E ha anche aggiunto che alcune sue frasi sono "profondamente inquietanti e fastidiose", in particolare sulla tortura e sulle "persone vulnerabili".

Il principe ha precisamente di non voler "interferire" nella campagna politica, ma ha continuato: "Quando i commenti indicano per esempio un potenziale aumento dell'uso della tortura, o del pericolo che persone vulnerabili vengano private dei loro diritti umani, allora credo che sia necessario dirlo. Molte delle dichiarazioni di Trump vanno in questa direzione".

Wikileaks e i russi aiutano Trump - Il numero uno della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta, ha accusato il fondatore di WikiLeaks Julian Assange di aiutare il rivale repubblicano Donald Trump nella corsa elettorale alle Casa Bianca e nello stesso tempo la Russia di essere dietro l'ultimo attacco hacker al suo account Gmail, dopo il quale il sito di Assange ha pubblicato migliaia di mail personali del consigliere politico della candidata democratica.

Anche se non si sono verificate vere e proprie rivelazioni, le email hackerate hanno aperto una finestra sul lavoro del team più ristretto di Clinton. Podesta ha descritto la tempistica della fuga di notizie, e la pubblicazione su Wikileaks avvenuta venerdì, come una "curiosa coincidenza" avvenuta poco dopo che il Washington Post aveva pubblicato il video shock di Trump sulle donne.

Con voto anticipato Clinton vince prima di election day? - Intanto spunta una singolare possibilità, stando ai recenti sondaggi e ai flussi elettorali: quando arriverà l'Election Day, molti americani avranno già votato e siccome il voto anticipato quest'anno sembra andare più di moda rispetto alle ultime elezioni presidenziali del 2012, il nome del successore di Barack Obama potrebbe emergere ben prima dell'8 novembre prossimo. E potrebbe essere quello di Hillary Clinton.

Lo scrive il New York Times ponendo l'attenzione sugli Stati determinanti per le prossime elezioni. L'impressione è che la candidata democratica stia raccogliendo i frutti di anni di sforzi da parte del suo partito di riferimento per fare proseliti e registrare gli elettori affinché possano esprimere il loro voto.

Secondo lo staff di Clinton, più del 40 per cento dell'elettorato voterà prima dell'8 novembre nei cosiddetti Swing State. Proprio per questo il nome del prossimo presidente potrebbe arrivare ben prima dell'Election Day.

Determinante sarà la Florida - Lo Stato più vitale è senz'altro la Florida, dove il testa a testa sembra garantito. Là Obama vinse nel 2012 con un vantaggio di soli 73.000 voti. Non a caso i democratici hanno fatto causa al governatore repubblicano Rick Scott perché estendesse l'arco di tempo utile per registrarsi al voto anticipato, così da ovviare anche ai ritardi e ai problemi causati a molti cittadini dello Stato dall'uragano Matthew.

C'è da dire che nel Sunshine State i repubblicani sono comunque riusciti a ridurre la distanza che avevano accumulato contro i democratici nelle registrazioni al voto: quattro anni fa si trattava di un buco di mezzo milione di persone, che oggi si è ridotto a 274mila circa. Un simile trend si sta verificando anche in North Carolina, Nevada e Pennsylvania. Ma potrebbe non bastare: a meno che non ci sia un capovolgimento negli Stati in bilico, conclude il Nyt, se perderà la Florida, Trump perderà del tutto.