Papa in Uganda: lʼAfrica è una promessa
"No ai tribalismi", lʼappello del Pontefice accolto da una folla di fedeli
"La mia visita intende anche attirare l'attenzione verso l'Africa nel suo insieme, sulla promessa che rappresenta, sulle sue speranze, le sue lotte e le sue conquiste". Lo ha detto papa Francesco dall'Uganda nella seconda tappa del suo viaggio in Africa. Il Pontefice è stato accolto con frenetiche danze tradizionali e festosi suoni di tamburi e di lunghissime trombe. "No tribalismi, integrare i migranti", il suo appello.
Di fronte alle autorità ugandesi papa Bergoglio ha anche apprezzato "l'impegno eccezionale dell'Uganda nell'accogliere i rifugiati" permettendo loro di ricostruirsi una vita e dando loro la "dignità che deriva da un lavoro onesto. Nel suo primo discorso in terra ugandese, anche il richiamo ai governanti a tutelare l'ambiente, e l'apprezzamento per i tentativi di "trasparenza e buon governo, e di partecipazione alla vita pubblica della Nazione".
Questa dichiarazione di sollecitudine per tutta l'Africa ben si collega a quanto papa Bergoglio, interpellato dai giovani keniani in precedenza nello stadio Kasarani di Nairobi, ha detto a proposito di tribalismo, tentazioni di radicalismo religioso e corruzione, anche se ha voluto sottolineare che la corruzione non è solo un problema africano, ma che sta "dappertutto" e "anche in Vaticano".
Il Papa ha incontrato nella State House di Entebbe anche il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, per un colloquio privato di circa 15-20 minuti. Lo ha riferito padre Federico Lombardi spiegando che il presidente sudsudanese aveva chiesto il colloquio e "il Papa ovviamente ha accettato, perché il Sud Sudan è un paese con grande bisogno di pace, quindi ha voluto dare un incoraggiamento e riconciliazione. C'era - ha informato il portavoce - anche anche una delegazione dal Sud Sudan e il Papa l'ha salutata brevemente".
Dopo l'incontro istituzionale e diplomatico ad Entebbe, papa Francesco, nel santuario di Munyonyo, ha incontrato catechisti e insegnanti, una realtà molto importante per i cattolici ugandesi, che sono il 47% della popolazione. Il santuario - dove il Papa è arrivato tra ali di folla che per chilometri quando ormai scendeva la sera, lo hanno festeggiato lungo le strade - è il luogo in cui furono uccisi i primi quattro martiri dell'Uganda, nel 1886, e tra loro Andrea Kaggwa, uno dei più venerati, canonizzato da Paolo VI a Roma nel 1964. Papa Francesco ha ricordato ai catechisti che Andrea e i suoi compagni "furono disposti a versare il proprio sangue per rimanere fedeli a ciò che sapevano essere buono, bello e vero".
A Munyonyo Bergoglio ha piantato simbolicamente un albero, insieme con l'arcivescovo cattolico e con i leader delle confessioni ortodossa e protestante, data la dimensione ecumenica della devozione per i martiri ugandesi.