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Nuova Zelanda, referendum sulla bandiera: sul vessillo kiwi o koru?

Un primo referendum stabilirà la migliore proposta, nel 2016 la scelta definitiva. In lizza lʼuccello che non sa volare e la spirale della felce

bandiera Nuova Zelanda
dal-web

Nell'era dei referendum anche la Nuova Zelanda vuole dire la sua.

Se in Inghilterra, Scozia o Svizzera, però, le consultazioni popolari toccano tematiche di strettissima attualità, Wellington chiede un doppio voto addirittura sulla bandiera nazionale. Il primo ministro John Key, infatti, vorrebbe

cambiare quella adottata nel 1902

. Una commissione di autorevoli neozelandesi invita così la popolazione a inviare proposte alternative: c'è tempo fino a metà luglio.

Tra le prime idee compaiono veri e propri simboli della Nazione: il

kiwi

, caratteristico uccello senza volo, la felce argentata su sfondo nero diventata famosa grazie agli All Blacks, oppure un

koru

, forma a spirale del dispiegarsi delle fronde della stessa felce, simbolo di nuova vita e di crescita. Ciascuno, però, può dare spazio alla propria immaginazione e compilare il format sul sito del Parlamento.

"La nostra bandiera - ha detto il primo ministro Key - è il simbolo più importante di identità nazionale. Credo sia il momento giusto per considerare di cambiare il disegno con uno che meglio rifletta il nostro status di nazione moderna e indipendente". Troppo antiquato sembra il vessillo attuale: blu con le stelle della Croce del Sud e l'Union Jack, retaggio del passato coloniale.

La consultazione popolare sarà doppia: entro la fine dell'anno, i cittadini dovranno scegliere la migliore tra le alternative proposte. Nel 2016, poi, un ballottaggio vedrà la sfida tra la vincitrice del primo e la bandiera attuale.

La popolazione, intanto, si schiera sui due opposti fronti. Chi propende per la continuità della bandiera ricorda che per intere generazioni i neozelandesi hanno combattuto e sono morti sotto di essa. Cambiarla rappresenterebbe così un disonore della loro memoria. I critici del vessillo attuale, però, sostengono che esso si confonde troppo facilmente con quello delle altre ex colonie britanniche, in particolare con quello dei "cugini" australiani.