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Migranti, lʼEuropa si spacca sulle quote Austria e Germania: "Ok agli ingressi"

In Ungheria lʼodissea dei disperati di Budapest si è trasformata in una marcia della speranza, a piedi verso lʼAustria. Ma il governo ungherese ha annunciato che manderà i bus per portarli al confine

migranti piedi ungheria
ansa

L'Europa si spacca sui migranti, con i Paesi dell'est che alzano un muro sulle quote. Il premier britannico Cameron ha promesso invece di andare a prendere i profughi siriani. In Ungheria intanto l'odissea dei disperati di Budapest si è trasformata in una marcia della speranza, a piedi verso l'Austria. Ma il governo ungherese ha annunciato che manderà i bus per portarli al confine. Austria e Germania: "Ok agli ingressi dall'Ungheria".

Migranti, lʼEuropa si spacca sulle quote Austria e Germania: "Ok agli ingressi"

Vienna e Berlino permetteranno l'entrata nel loro territorio ai migranti e i rifugiati, ha annunciato il cancelliere austriaco Werner Faymann, sulla sua pagina Facebook. "Dopo un colloquio con il primo ministro ungherese Viktor Orban e in coordinamento con la cancelliera tedesca Angela Merkel", Faymann ha dichiarato che "a causa dell'attuale situazione al confine ungherese, Austria e Germania acconsentono in questo caso a un proseguimento nei loro paesi del viaggio dei rifugiati", si legge sulla pagina facebook.com/bundeskanzlerfaymann.

"Al contempo - prosegue il post - ci aspettiamo che l'Ungheria rispetti i suoi obblighi europei, compresi quelli derivanti dalla convenzione di Dublino; ci aspettiamo dall'Ungheria la volontà di adempire agli oneri esistenti, sulla base dei programmi proposti dalla Commissione europea: l'equa distribuzione dei profughi e il meccanismo di emergenza previsto, a cui noi oggi contribuiamo".

Per quanto riguarda la politica Ue, da Bruxelles il vicepresidente Timmermans ha avvertito che questo è "il momento della verità" per l'Europa e ha spiegato che la Ue "non può sopravvivere aprendo indiscriminatamente le porte a tutti, così come non potrà farlo se non darà rifugio a chi ne ha diritto".

Ma mentre la Commissione ha confermato che alla riunione dei ministri dell'Interno del 14 settembre metterà sul tavolo la proposta di ridistribuire obbligatoriamente (ma con diritto di opt-out a pagamento) altri 120mila rifugiati, a Praga si è riunito il cosiddetto "gruppo di Visegrad", ovvero Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.

La conclusione è un "no" secco tanto alle quote obbligatorie (definite come "inaccettabili") quanto alla revisione delle regole di Dublino. Una posizione che spacca l'Europa. Perché arriva due giorni dopo che i ministri degli Esteri dei tre grandi Paesi fondatori (Italia, Francia e Germania) hanno detto che si deve appunto superare Dublino ("non funziona più il principio secondo cui l'asilo riguarda il primo paese di arrivo", ha precisato oggi Gentiloni) e che non c'è flusso migratorio che possa mettere in discussione il principio di dare rifugio a chi fugge per salvarsi la vita.

Angela Merkel e Francois Hollande, in una lettera ai presidenti delle istituzioni europee, hanno invocato "la responsabilità di ogni Stato membro e la solidarietà di tutti", chiedendo alla Commissione di "utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione" per costringere gli Stati a rispettare le regole del diritto d'asilo. E hanno proposto l'apertura degli hotspot europei per la selezione delle domande già entro la fine dell'anno.

Dal Lussemburgo, alla prima giornata dell'informale Esteri che si occupa del rilancio del Quartetto per il processo di pace in Medio Oriente, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ribadito che "si deve muovere verso un diritto d'asilo europeo", altrimenti "rischiamo molto su Schengen". Ed il tedesco Frank-Walter Steinmeier ha confermato che si devono superare le vecchie regole.

Ma il ministro magiaro, Peter Szijarto, ha sostenuto che quello che l'Ungheria sta facendo non è altro che "rispettare le regole di Schengen", affermando che "è inaccettabile essere criticati per questo" e ribadendo che "i migranti sono diventati aggressivi dopo certe dichiarazioni" (chiaro riferimento all'apertura della Merkel) rifiutando così le identificazioni.

Una spaccatura netta, ribadita a Praga nella riunione del gruppo di Visegrad. Con Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria che non vogliono sentir parlare di quote obbligatorie, chiedendo anzi che la politica migratoria europea "difenda la natura volontaria di ogni tipo di misura a favore della solidarietà" e il principio che "ogni singolo Stato membro possa mettere in campo, sulla base della propria esperienza, le pratiche migliori e le risorse disponibili".Intanto comincia a circolare l'ipotesi di un nuovo vertice straordinario sull'immigrazione a fine settembre. Sostenuta dal ministro slovacco Lajcak: "Non si può aspettare quello ordinario di metà ottobre".

L'Ungheria manderà i bus per portare i migranti al confine - Il governo ungherese ha annunciato che metterà a disposizione degli autobus per portare le centinaia di migranti in marcia in autostrada al confine con l'Austria. Budapest ha fatto sapere che invierà i mezzi perché la sicurezza della rete autostradale ungherese non può essere messa a rischio. A fare l'annuncio in Parlamento è stato Janos Lazar, capo dello staff del premier ungherese Viktor Orban. Lazar ha riferito tra l'altro di aver chiesto all'Austria di chiarire la sua posizione sui migranti, senza tuttavia ricevere risposta. "La crisi dei migranti sta scuotendo l'Ungheria", ha detto, puntando nuovamente il dito contro "le comunicazioni contraddittorie" del governo tedesco e l'incapacità dell'Unione europea nell'affrontare la situazione.

La marcia dei migranti, centinaia di chilometri verso Vienna - Un esodo di massa a piedi, in autostrada e lungo i binari, per scappare dall'Ungheria verso l'ovest, verso l'Austria e poi l'agognata Germania, con in mano le bandiere europee e i ritratti di Angela Merkel. E' la foto di un'altra drammatica giornata di scontri e tensione nel paese di Viktor Orban, nel cuore d'Europa, alle prese con la crisi dei migranti. In questo scenario Budapest ha dichiarato lo "stato d'emergenza". Centinaia di migranti bloccati da giorni nella stazione ferroviaria Keleti di Budapest, esasperati dall'impossibilità di accedere ai treni, si sono messi in marcia: a piedi, lungo l'autostrada, e il loro obiettivo al momento è Vienna. Controllati a vista della polizia, sono in gran parte giovani uomini, ma non mancano donne e bambini. Non vedono una via d'uscita e sono disposti a percorrere a piedi i 240 chilometri che separano la capitale ungherese da quella austriaca. Alcuni avevano in mano il ritratto della Merkel, la cancelliera che ha aperto le porte ai profughi siriani congelando di fatto il regolamento di Dublino.

Un morto durante la fuga dalla polizia - Altri 500 migranti in giornata hanno protestato resistendo alla polizia a Bicske, la cittadina a nordovest di Budapest che ospita uno dei 5 centri del Paese per i richiedenti di asilo, dove il treno partito ieri dalla capitale si era fermato. Si tratta di tutti quelli che avevano preso d'assalto un treno dalla destinazione non chiara nell'illusione di poter proseguire il loro viaggio verso l'Europa occidentale. A Bicske, dove sono stati fermati per essere condotti invece in un campo profughi, si sono rifiutati di seguire le disposizioni. E la polizia non ha consentito loro di lasciare il convoglio. In serata centinaia di persone hanno forzato il blocco delle forze dell'ordine e si sono sparpagliate fra i campi, proseguendo la fuga lungo i binari. Un uomo sulla cinquantina, di origine pachistana, scappando dalla polizia è caduto e ha battuto la testa, perdendo la vita.