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Migranti, commissione Difesa: "Stop ai corridoi gestiti dalle ong"

Intanto Bruxelles lancia lʼultimatum sui ricollocamenti. I Paesi che non ottempereranno rischiano sanzioni

Migranti, commissione Difesa:
agenzia

"No alla creazione di corridoi umanitari" gestiti autonomamente dalle ong: tale compito spetta agli Stati o agli organismi internazionali.

Le ong che soccorrono i profughi devono poi essere certificate e la loro presenza in mare deve essere fin dall'inizio coordinata dalla Guardia costiera italiana. Queste le principali indicazioni della relazione approvata all'unanimità dalla commissione Difesa del Senato e illustrate dal presidente Nicola Latorre.

"Eviterei le polemiche strumentali": "non si può mettere in discussione in generale l'attività delle Ong", che "fanno assolutamente un'opera meritoria di salvataggio delle persone in mare. Da questo punto di vista hanno il soccorso non solo del codice della navigazione, ma anche della nostra Costituzione e delle carte internazionali", ha detto il sottosegretario all'Interno con delega all'Immigrazione, Domenico Manzione, a Montecitorio.

Intanto Bruxelles, sul fronte emergenza profughi, lancia il suo ultimatum. "Gli Stati che non hanno ancora accolto" richiedenti asilo da Italia e Grecia, "o quelli inattivi da quasi un anno", inizino i trasferimenti "entro il prossimo mese", si legge nella dodicesima relazione sui ricollocamenti. "Se non lo faranno, a giugno" la Commissione discuterà sulla possibilità di aprire le procedure di infrazione. Ungheria, Austria, e Polonia non hanno ancora accolto un singolo profugo, mentre la Repubblica Ceca è inattiva da quasi un anno.

Indagini fin dai salvataggi delle Ong - Per non disperdere "preziosi elementi di prova", sarebbe opportuno consentire "l'intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle Ong", si legge nella relazione della commissione Difesa del Senato. Dalle audizioni dei procuratori siciliani, ha spiegato il presidente Nicola Latorre, "è emerso che i satellitari vengono buttati in mare se i soccorsi sono fatti dalle navi militari, mentre nel caso di intervento di navi delle organizzazioni, i telefonini vengono recuperati per essere riutilizzati in altre traversate. E in alcuni casi, quando il soccorso è fatto dalle organizzazioni umanitarie, soggetti libici prelevano il motore del barcone per riusarlo".

La relazione auspica anche la trasparenza dei finanziamenti delle Ong e chiede che le procure vengano dotate degli strumenti per intercettare e mezzi necessari per fare le indagini.