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Lavoratori italiani rapiti in Libia, azienda: mai revocata la scorta

La società: "Cacace e Calonego avevano a disposizione 7 uomini armati". Gentiloni: "Serve sforzo per risolvere la questione "

"Non è mai stata revocata la scorta al personale operante all'aeroporto di Ghat, messi a disposizione anche tre autisti armati e quattro militari governativi".

Lo precisa una nota la Con.I.Cos., l'azienda di Mondovì (Cuneo) per cui lavorano Bruno Cacace e Danilo Calonego, i due italiani rapiti due giorni fa in Libia. Sul caso è intervenuto anche il ministro Paolo Gentiloni, affermando che "stiamo lavorando, sono giornate delicate".

"Erano accompagnati da un solo autista armato" - La Con. I Cos., azienda di ingegneria civile con numerose commesse internazionali, ha sottolineato che la scorta al servizio dei due lavoratori era "da utilizzare a discrezione del personale, in base alle esigenze di cantiere e agli spostamenti da effettuare sul territorio". Nonostante, come afferma l'impresa, Cacace e Calonego potessero contare sui sette uomini a disposizione, al momento del rapimento erano accompagnati "da un solo autista armato che, fortunatamente, vista la situazione sopravvenuta, non ha reagito onde evitare il peggio", si legge nella nota. 

"Fezzan, una zona sicura" - "Pur nel delicato contesto creatosi post 2011, la regione del Fezzan, ovvero il sud ovest libico, è sempre stata un'area sicura" - sottolinea la multinazionale, precisando che "nessuna delle persone che lavoravano per la società è stata rapita negli anni scorsi". "Non risulta nemmeno, da fonti locali, che altri soggetti operanti nella zona di Ghat siano stati rapiti o abbiano avuto seri problemi legati alla sicurezza personale", prosegue la nota. In ogni caso, l'azienda sottolinea che "ai fini della sicurezza preventiva" si è dotata di guardie armate che sorvegliano 24 ore su 24 i campi base e i cantieri.

Una questione delicata - Gentiloni ha dichiarato che il governo è al lavoro per fare chiarezza sul rapimento dei due italiani. Secondo il ministro, quella in corso si tratterebbe della fase più delicata, in cui "serve uno sforzo come sistema paese e come governo per risolvere il caso". L'azienda di Mondovì intanto afferma di seguire "con apprensione minuto per minuto" l'evolversi della vicenda.